La nuova Ligue 1: il PSG vacilla, Marsiglia e Strasbourg cambiano le regole del gioco

Lorenzo Margutti
9 Min Read
Analisi tattica

Un campionato aperto, tattico e pieno di colpi di scena: la Ligue 1 2025/26 è la più equilibrata degli ultimi anni, tra big in affanno e outsider coraggiose.

Dopo sette giornate, la Ligue 1 2025/26 sta già raccontando una storia diversa da quella che molti si aspettavano. Il campionato francese, spesso descritto come il regno incontrastato del Paris Saint-Germain, quest’anno appare più aperto, più vivo e più competitivo. C’è un nuovo equilibrio che si respira ogni weekend, un equilibrio fatto di dettagli tattici, di intensità e di sorprese che cambiano la geografia del torneo.

PSG squadra da battere ma concede troppo

Il PSG, naturalmente, resta la squadra di riferimento, ma il suo dominio non è più così schiacciante. I numeri raccontano di cinque vittorie, un pareggio e una sconfitta su sette gare, con tredici gol segnati e cinque subiti. I parigini mantengono una media di possesso palla intorno al 70,7%, un dato altissimo che conferma la loro volontà di controllare il gioco, ma che non sempre si traduce in efficacia assoluta. Gli expected goals, intorno a 10,5, e quelli concessi (circa 6,2) rivelano una squadra che crea tanto ma che concede più di quanto il suo status dovrebbe permettere. È un PSG capace di dominare ma ancora alla ricerca del giusto equilibrio tra spettacolo e concretezza.

La Classifica di Ligue1

#
Squadra
M
V
X
Ps
Pt
1
8
6
0
2
18
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1
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7
0
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5
2

Outsider che sorprendono: chi non ti aspetti

Dietro di loro, si muove un gruppo di inseguitrici che rende il torneo tutt’altro che prevedibile. Il Marsiglia, ad esempio, viaggia su un ritmo quasi identico: cinque vittorie e due sconfitte, un’identità di gioco chiara e una solidità ritrovata. La squadra di De Zerbi gioca un calcio organizzato, tecnico, fatto di costruzione ragionata e di sfruttamento intelligente delle corsie laterali. È meno brillante del PSG nel possesso, ma più concreta in fase di finalizzazione e soprattutto più equilibrata nei momenti di sofferenza.

Expected Goals

Poi c’è il Monaco, una realtà perennemente in bilico tra ambizione e fragilità. L’avvio di stagione è stato turbolento, tanto che la società ha deciso di cambiare guida tecnica: Adi Hütter è stato esonerato dopo risultati deludenti e un’identità tattica ancora troppo indefinita. Al suo posto è arrivato Sébastien Pocognoli, chiamato a ridare compattezza a una squadra che crea tanto ma difende poco. Nonostante l’incostanza, il talento individuale non manca: Ansu Fati è tra i capocannonieri del campionato con cinque reti e rappresenta l’anima offensiva di un Monaco che, se trova continuità, può inserirsi nel discorso per i primi posti.

Ansu Fati con la maglia del Monaco
Ansu Fati con la maglia del Monaco

Ma la vera rivelazione di questo avvio è una squadra che pochi avrebbero pronosticato tra i protagonisti: lo Strasbourg. La formazione alsaziana, solida e coraggiosa, è la principale underdog di questa prima parte di stagione. Dopo sette giornate, ha raccolto quindici punti, con cinque vittorie e due sconfitte, e si è guadagnata il terzo posto provvisorio in classifica. La chiave del successo sta nell’organizzazione tattica e nella capacità di interpretare le partite con lucidità: pressing intenso, linee corte, transizioni immediate e sfruttamento perfetto delle palle inattive. Joaquín Panichelli, l’attaccante argentino arrivato in sordina, è diventato il simbolo di questa rinascita, con cinque gol che lo proiettano in vetta alla classifica marcatori insieme a Fati.

Joaquín Panichelli con la maglia dello Strasburgo
Joaquín Panichelli con la maglia dello Strasburgo

A completare il gruppo delle sorprese ci sono squadre come LioneLens e qualche outsider minore che, pur senza mezzi economici comparabili, stanno dimostrando che l’identità tattica e la coesione di squadra possono colmare parte del divario con i giganti. Il Lione, in particolare, sta trovando una nuova solidità difensiva, abbandonando l’approccio troppo offensivo delle ultime stagioni per un equilibrio più maturo. Il Lens, invece, si conferma un laboratorio tattico capace di cambiare pelle a seconda dell’avversario, alternando fasi di pressione alta a momenti di contenimento intelligente.

In fondo, il fil rouge che unisce tutte le protagoniste di questo inizio di stagione, grandi o piccole che siano, è il modo in cui gestiscono la transizione. È questo l’elemento chiave, il vero metro di successo della Ligue 1 2025/26. La capacità di passare dalla fase difensiva a quella offensiva, e viceversa, è ciò che distingue le squadre vincenti da quelle che ancora cercano la propria identità. Il PSG lo fa con una struttura di controllo totale, basata sul possesso e sulla pressione immediata dopo la perdita del pallone. Lo Strasbourg, al contrario, costruisce la sua fortuna proprio sui momenti di rottura, quando recupera palla e può ribaltare il campo in pochi secondi, sfruttando gli spazi lasciati dalle big. Marsiglia e Monaco cercano un equilibrio tra le due filosofie: la prima predilige il palleggio e la gestione, la seconda vive di verticalità improvvisa e accelerazioni.

È interessante notare come il possesso, che un tempo era sinonimo di superiorità, oggi non basti più a garantire i tre punti. Le statistiche mostrano che molte squadre con percentuali di possesso più basse riescono comunque a ottenere risultati migliori grazie alla loro efficienza nelle transizioni e nella gestione dei momenti chiave. La modernità della Ligue 1 sta proprio qui: nel non esistere più un solo modo per vincere.

Previsioni, ostacoli e scenari futuri

Guardando al futuro, le incognite sono molte. La profondità della rosa sarà determinante, soprattutto per chi è impegnato su più fronti. Il PSG, con la sua abbondanza di talento, parte avvantaggiato, ma la pressione è alta e ogni passo falso viene amplificato. Le outsider, invece, giocano più leggere: hanno meno da perdere e molto da guadagnare, e proprio per questo possono diventare la mina vagante di un campionato che, fin qui, sta regalando sorprese in ogni turno.

La Ligue 1 di quest’anno è un laboratorio tattico a cielo aperto, un torneo in cui si intrecciano visioni diverse del calcio: il controllo totale e la libertà dell’improvvisazione, il peso della tattica e la leggerezza del coraggio. È un campionato che non si accontenta più di raccontare la forza dei giganti, ma che celebra anche la scalata silenziosa degli sfavoriti. E forse, proprio in questo nuovo equilibrio, risiede la sua bellezza più autentica.