Ogni anno la stessa storia, ma con un finale diverso dal previsto. Weston McKennie parte ai margini, quasi fuori dal progetto tecnico, e finisce sempre per rientrarci dalla porta principale. Anche nella nuova Juventus di Luciano Spalletti, lo statunitense si sta imponendo con personalità e spirito di adattamento, trasformandosi da comprimario a pedina fondamentale. Un percorso fatto di pazienza, sacrificio e una caratteristica che lo distingue da molti compagni: la capacità di rendere ovunque lo si metta, incarnando alla perfezione l’idea di giocatore universale.
Dalla panchina alla titolarità: l’ennesima scalata
Le prime settimane di stagione avevano fatto presagire un copione già visto. Nove partite ufficiali, solo quattro da titolare: minuti sparsi contro Parma e Genoa, un’apparizione da sessanta minuti in Champions col Borussia Dortmund, poi di nuovo panchina e brevi ingressi a partita in corso. Eppure, quando Igor Tudor prima e Spalletti poi hanno avuto bisogno di un uomo d’ordine, McKennie si è fatto trovare pronto. È partito da comprimario e, come sempre, ha convinto con la concretezza.
Spalletti se lo tiene stretto: “Mi serve la sua intensità”
L’arrivo di Luciano Spalletti ha cambiato le gerarchie e rimesso tutto in discussione. Il tecnico toscano ha idee chiare: pressing alto, recupero immediato e densità tra le linee. E in questo tipo di calcio, McKennie è un alleato prezioso. Non a caso, il centrocampista statunitense è stato schierato titolare sia contro la Cremonese che nella gara di Champions contro lo Sporting Lisbona. Spalletti ne apprezza la mentalità da gregario di lusso e la disponibilità a sacrificarsi per la squadra, qualità che spesso fanno la differenza più delle giocate individuali.

Il tuttofare bianconero: tre ruoli in una sola partita
Nessuno meglio di McKennie incarna il concetto di duttilità. Mezz’ala di formazione, negli anni è stato trasformato in esterno, mediano, trequartista e persino seconda punta. Contro lo Sporting, in particolare, Spalletti lo ha utilizzato in tre ruoli diversi nella stessa partita: prima largo a destra nel 3-4-2-1, poi in mezzo al campo con l’uscita di Thuram, infine al fianco di Vlahovic nei minuti finali. Una versatilità che lo rende una soluzione tattica in movimento, ideale per una squadra che vuole alternare moduli e approcci durante la gara.
Rinnovo in stallo: la Juve e McKennie si guardano a distanza
Sul piano tecnico, il valore di McKennie è indiscutibile. Ma sul fronte contrattuale, la situazione resta complicata.
Il suo accordo con la Juventus scade a giugno 2026, ma il prolungamento fino al 2028, già abbozzato a inizio autunno, si è improvvisamente arenato.
Il motivo? Le commissioni richieste dall’entourage del giocatore, giudicate eccessive dal club. Il dialogo si è così raffreddato e, ad oggi, le parti restano ferme sulle rispettive posizioni. Uno scenario che apre a due possibilità: o si troverà un nuovo punto d’incontro nelle prossime settimane, oppure il centrocampista potrebbe accordarsi con un altro club già da gennaio, firmando un pre-contratto in vista dell’estate.
Da “separato in casa” a uomo chiave: la metamorfosi continua
Il destino di Weston McKennie alla Juventus sembra vivere in un eterno equilibrio tra riconoscenza e incertezza.
Ogni stagione comincia con i dubbi, ma finisce con lui al centro della scena. E anche stavolta, Spalletti ha capito di non poterne fare a meno. La sua storia bianconera è una parabola di resilienza: quella di un giocatore che non ha mai smesso di farsi trovare pronto, capace di ricominciare da zero e di essere sempre, comunque, indispensabile.


