Il Benfica supera l’Atletico in Coppa di Portogallo, ma la vittoria per 2-0 contro una squadra di terza divisione non basta a placare l’ira di José Mourinho. Arrivato a metà settembre per sostituire Bruno Lage, lo Special One immaginava una ripartenza molto più solida. Invece, le difficoltà aumentano: il club è ultimo nel girone di Champions, lontano sei punti dal Porto in campionato e incapace di dare continuità anche nelle sfide sulla carta più agevoli.
Un successo senza luce: il Benfica soffre ancora
La partita con l’Atletico doveva segnare un cambio di passo dopo l’incredibile 2-2 contro il Casa Pia. Invece, il Benfica ha mostrato nuovamente limiti evidenti di intensità e concentrazione, chiudendo la pratica solo nel finale e senza mai trasmettere reale superiorità tecnica. Al triplice fischio, Mourinho ha abbandonato ogni diplomazia.
Mourinho: “Siamo stati scarsi nell’atteggiamento”
La prima frase in sala stampa è stata un colpo secco, diretto alla squadra: «Abbiamo fatto un primo tempo scarso, nell’aspetto che fa più male: l’atteggiamento. Ho visto giocatori non seri, che non hanno affrontato la partita come avrebbero dovuto.» Lo Special One non ha nascosto la delusione per un approccio che reputa irrispettoso non solo verso di lui, ma nei confronti del club e dei tifosi.
“Avrei voluto cambiarne nove”
Durante l’intervallo Mourinho ha effettuato quattro sostituzioni, ma ha ammesso che avrebbe voluto andare oltre: «Ne avrei cambiati nove. Solo due stavano rispettando davvero l’impegno. Nel secondo tempo siamo migliorati perché è cambiato l’atteggiamento.» Una stoccata durissima che fotografa un malessere più profondo di una semplice serata storta. A chi gli chiedeva se le difficoltà potessero legarsi al sistema di gioco, Mourinho ha risposto senza esitazioni: «Il problema non era il modulo. Ho cambiato sistema solo per togliere alcuni giocatori e metterne altri. Ciò che non ha funzionato sono stati loro. È inaccettabile.» Concetti che lasciano intendere un serio confronto interno già avviato o imminente.
La chiusura della conferenza è stata la parte più personale e tagliente: «Non mi piacciono i giocatori che mi tradiscono, quelli che non giocano al massimo. Hanno delle responsabilità verso me e verso i tifosi.
Alcuni li ho già avvisati: non vengano a bussare alla mia porta per chiedere perché non giocano.» Una presa di posizione che sa di linea durissima, destinata a lasciare segni nello spogliatoio.
Benfica, situazione delicata: lo shock serve davvero
Mourinho prova a scuotere una squadra che finora ha disatteso qualsiasi aspettativa, tra una Champions compromessa e un campionato già in salita. La vittoria in Coppa non basta: lo Special One pretende una svolta immediata. Il messaggio è stato recapitato in modo chiaro, diretto, quasi chirurgico. Ora tocca ai giocatori decidere se seguirlo o se continuare a scivolare in una stagione sempre più complicata.


