Gianluigi Donnarumma è arrivato al Manchester City con un’etichetta addosso: quella del portiere da trasformare, del profilo straordinario tra i pali ma da modellare per il gioco di Guardiola. Quasi tutti si aspettavano che il nodo principale sarebbe stato il gioco con i piedi, inevitabilmente distante da quello del suo predecessore Ederson. In realtà, dopo tre mesi di Premier, il vero problema è un altro: il contatto fisico, feroce e costante, che in Inghilterra non perdona.
Un avvio tra acuti e scossoni
La gara persa a Newcastle è stata un concentrato perfetto del “pacchetto Donnarumma” versione Premier.
Ha mostrato la parte migliore di sé: tre interventi decisivi, un duello vinto con Woltemade, la sensazione di poter cambiare la partita se solo il City avesse finalizzato le occasioni costruite davanti. Ma è bastato un calcio d’angolo, qualche spinta di troppo e un istante di esitazione per far crollare tutto.
Sul gol del vantaggio dei Magpies, Donnarumma resta a terra dopo il contatto con Barnes e perde il tempo della riattivazione: da lì nasce la traversa di Bruno Guimaraes e il tap-in decisivo. È furioso, protesta, e l’arbitro Barrott lo ammonisce: è già il terzo giallo in nove giornate, un ritmo che lo espone a una squalifica inevitabile.

Il tema vero: la guerra nell’area piccola
Il caso non è isolato. Anche contro il Bournemouth era stato sorpreso su corner, lamentando una trattenuta di Brooks. Episodi fotocopia, segnali di un adattamento complicato a una Premier che considera il contatto fisico in area quasi una regola non scritta. Ruben Dias lo ha detto senza giri di parole: «Che senso ha che un avversario possa spingere il nostro portiere fuori dalla porta?». Guardiola è stato più lucido: «Gigio imparerà». E dovrà farlo, perché la Premier non cambierà. I portieri sono lasciati molto più soli che altrove, e la lotta nei sedici metri è spesso al limite del regolamento.

Non solo colpa degli arbitri
Le proteste non bastano a nascondere un altro segnale d’allarme: due volte in un mese Gigio è stato sorpriso sui palloni alti, ed entrambe le volte ha reagito scaricando la responsabilità sulla gestione arbitrale. Una postura che non piace allo staff del City, né a Guardiola, che da sempre pretende lucidità emotiva oltre che tecnica.
A ciò si aggiungono momenti di incertezza nella costruzione dal basso: contro il Newcastle ha rischiato di regalare un gol dopo un passaggio corto a Foden, un episodio che ha ricordato perché in molti ritenevano rischiosa la sua scelta come erede di Ederson.

Un portiere di livello mondiale… con un punto debole
Guardiola e il preparatore Mancisidor non hanno mai avuto dubbi sulla sua capacità tra i pali. Lo ha dimostrato contro Arsenal, Aston Villa, Brentford: parate cruciali, leadership silenziosa, presenza scenica da portiere di prima fascia. Ma la Premier 2025/26 ha un’ossessione: calci piazzati, lanci lunghi, mischie, traffico in area. È un campionato estremamente verticale, dove i portieri pagano ogni esitazione. Su questo, Donnarumma deve accelerare. Il rischio? Che nelle prossime settimane Trafford, più abituato al calcio inglese, possa diventare più di un semplice vice.
La sfida decisiva
La Premier ha già capito dove colpire Donnarumma. I prossimi avversari lo testeranno ancora con corner aggressivi e palloni alti. Sta al portiere italiano decidere se restare vittima del contesto o trasformare l’ostilità fisica inglese in una nuova competenza. Guardiola lo ha rassicurato, ma anche ammonito: il tempo dell’adattamento sta finendo. Ora deve raccogliere la sfida. E vincerla.


