Il Milan sta attraversando una fase di profonda definizione identitaria sotto la guida di Massimiliano Allegri, tornato sulla panchina rossonera con idee chiare e una direzione tattica precisa. Le prime tredici giornate di Serie A raccontano infatti una squadra che utilizza pochissimo le sostituzioni: 3,5 cambi di media a partita, scesi a tre nelle ultime sette gare. Una gestione che colloca il Milan nelle ultime posizioni in Europa per numero di innesti dalla panchina, meglio solo di Everton e Crystal Palace.
La scelta di mantenere una rosa corta, molto discussa in estate, si sta rivelando coerente con il modo di interpretare il gioco del tecnico toscano: stabilità nei meccanismi, fedeltà a un sistema collaudato e cambi ridotti allo stretto indispensabile. Allegri stesso lo ha ribadito alla vigilia della sfida con la Lazio, spiegando che i cambi «vanno fatti quando servono», sottolineando come la mancanza di alternative in alcune settimane – complice l’assenza contemporanea di Rabiot, Pulisic ed Estupiñán – abbia inciso sulle rotazioni.

La difesa a tre come fondamento
L’architettura del nuovo Milan passa dal 3-5-2, struttura che ha restituito nuove certezze a una retroguardia divenuta il cuore del progetto. Tomori e Pavlovic sono tornati su livelli altissimi, mentre Gabbia ha compiuto un salto di qualità tale da meritare la fiducia del ct Gattuso in Nazionale. Alle loro spalle c’è Koni De Winter, arrivato dal Genoa per una cifra significativa e finora utilizzato con estrema parsimonia: sette presenze in campionato per complessivi 345 minuti, oltre ai novanta giocati in Coppa Italia contro il Lecce.
Allegri e il suo staff lo considerano un elemento prezioso sul medio periodo, nonostante il minutaggio ridotto. Diverso invece il percorso di David Odogu, autore di undici minuti appena in Coppa Italia, senza esordio in Serie A: il giovane difensore verrà ceduto temporaneamente a gennaio per crescere in un contesto meno competitivo.
Tra gli esterni, Akhetame ha avuto spazio limitato ma pesante: 108 minuti in campionato, ventinove in Coppa Italia e un gol fondamentale al 93’ contro il Pisa. Il suo ruolo resta chiaro: alternativa diretta a Saelemaekers, senza ulteriori ambizioni nell’immediato.

Chi deve conquistarsi il rinnovo
L’infortunio che ha bloccato Jashari già a fine agosto spiega i soli sedici minuti registrati finora. Il suo recupero è però considerato cruciale: il Milan ha investito oltre 36 milioni più bonus per strapparlo al Bruges e Allegri lo vede come un cardine futuro della mediana.
Un cammino più complesso lo sta vivendo Loftus-Cheek, frenato da discontinuità fisica e rendimento altalenante. Con 363 minuti in Serie A, un gol e dieci presenze complessive, il centrocampista inglese deve mostrare maggiore solidità per coltivare la possibilità di un rinnovo oltre il 2027. Le potenzialità non sono in discussione, ma serve un salto di qualità stabile.

Nkunku, talento da ritrovare
Il caso più emblematico è quello di Christopher Nkunku. Arrivato con altissime aspettative, il francese non è ancora riuscito a incidere nel modo atteso. Allegri continua a sostenerlo pubblicamente, ma il suo status attuale è quello di una riserva di lusso, chiamata a cambiare l’inerzia delle partite a gara in corso.
I numeri parlano chiaro: 264 minuti in campionato e un solo assist. Troppo poco per un giocatore del suo calibro, che rischia di perdere terreno non solo nelle gerarchie interne ma anche nelle valutazioni future della società. La seconda parte di stagione rappresenterà un banco di prova decisivo.



