Da settimane all’Inter si respirava un’aria strana. Bastava guardare la squadra senza Denzel Dumfries per capire quanto il suo dinamismo fosse diventato irrinunciabile. Contro il Milan prima e contro l’Atletico Madrid poi, i nerazzurri hanno pagato ogni centimetro lasciato sulla fascia destra. Tutti si chiedevano chi potesse colmare quel vuoto, e nessuno, fino a pochi giorni fa, avrebbe fatto il nome di Andy Diouf. Eppure il calcio vive per questi ribaltamenti. L’ex Lens era arrivato in estate come mezzala di lotta e qualità, destinato ad aggiungersi alla già folta schiera di centrocampisti centrali. Mai un’ombra che potesse diventare altro. E invece, tra un derby complicato e la trasferta di Pisa, Chivu ha provato l’idea più improbabile. E ha trovato risposte che non immaginava.
A Pisa un segnale forte: personalità, corsa e una giocata chiave
All’Arena Garibaldi Diouf è entrato con lo spirito giusto, a venti minuti dalla fine, largo a destra. Una posizione per lui inedita, quasi contro natura, ma affrontata con una naturalezza sorprendente. Ha partecipato all’azione del raddoppio, ha servito Lautaro Martinez in quell’occasione che l’argentino spedisce sul palo e ha dato ordine a una zona di campo dove l’Inter aveva faticato per tutta la partita. Per uno che, fino a una settimana fa, aveva messo insieme undici minuti col Torino e un quarto d’ora con la Cremonese, è quasi una rinascita improvvisa. Ma non casuale. E non era nemmeno la prima avvisaglia: anche nel derby, pur entrando in una partita ormai compromessa, aveva portato qualcosa di nuovo, qualcosa che era mancato a chi lo aveva preceduto.

Il rovescio della medaglia: le difficoltà di Luis Henrique
Ogni rivelazione si porta dietro una controparte, e quella nerazzurra è dolorosa. Luis Henrique, acquistato dal Marsiglia per ampliare il ventaglio di soluzioni sulle corsie, è diventato la nota più stonata della stagione interista. Tanti minuti, pochissimi lampi. Una sequenza di partite sottotono che ha convinto Chivu a guardare altrove. A Pisa il brasiliano è stato l’ombra di se stesso: poche giocate, poca incidenza, poca fiducia. A lungo andare, quando l’alternativa non funziona, una squadra cerca disperatamente un piano B. E Diouf, quasi per sottrazione, è diventato quel piano.
Vice Dumfries per necessità? O per merito?
La crisi degli esterni nerazzurri a destra ha aperto uno scenario che tre mesi fa sarebbe sembrato paradossale. Carlos Augusto, mancino puro, fatica quando deve ribaltare il campo verso l’esterno opposto. Darmian, il vero jolly della rosa, è ai box da tempo per un problema muscolare che si è trascinato più del previsto. Luis Henrique non convince. A quel punto, se la galleria si chiude da tutte le parti, si apre l’unico varco possibile. E Diouf è entrato proprio lì, con una disponibilità rara e una reattività che ha colpito lo staff tecnico.
La serenità di Diouf: “Non ho problemi, voglio solo aiutare la squadra”
Nel dopopartita di Pisa, il centrocampista si è presentato con idee chiare e senza sovrastrutture. «Che giochi a destra o a sinistra per me cambia poco. Io voglio solo aiutare la squadra. È vero, non ho mai giocato da quinto, la mia posizione è centrale, ma faccio ciò che serve», ha detto con semplicità, come se non stesse accarezzando un cambio di ruolo che potrebbe diventare definitivo. È un atteggiamento che pesa quanto una gran prestazione. Alla lunga, nelle scelte di un allenatore, questi dettagli fanno la differenza.
L’elogio di Chivu e uno scenario che può cambiare la stagione
Chivu ha confermato tutto senza troppi giri di parole. «Ci mancava lo spunto e Diouf è bravo in questo», ha spiegato. «Da quinto può soffrire qualcosa, è vero, ma può farlo. Il suo atteggiamento mi è piaciuto, si allena al massimo e vuole sempre aggiungere qualcosa alla squadra.» Tradotto: non è solo un esperimento. È una possibilità concreta. Con Dumfries fuori per Venezia e quasi certamente anche per il Como, l’Inter si ritrova un’alternativa imprevista, nata per necessità ma sostenuta dai fatti. E quando Darmian rientrerà, il ballottaggio avrà un volto nuovo. L’Inter non lo aveva previsto, Diouf neppure. Ma a volte le soluzioni migliori arrivano proprio così: quando nessuno ci stava guardando.




