La Coppa Italia consegna al Napoli una qualificazione sofferta ai rigori contro il Cagliari e, soprattutto, una nuova certezza per il presente e il futuro: Antonio Vergara. Alla prima da titolare al Maradona, il classe 2003 firma l’assist per il colpo di testa dell’1-0 di Lucca e mette in campo personalità, intensità e qualità da giocatore pronto a prendersi uno spazio sempre più rilevante nelle rotazioni di Antonio Conte. Per il giovane centrocampista di Frattaminore, cresciuto nel vivaio azzurro e costretto a superare più di un ostacolo per arrivare sin qui, la notte del Maradona assume i contorni del momento di svolta. L’emozione dell’esordio dal primo minuto nello stadio che ha sognato da bambino diventa forza, lucidità e capacità di incidere in una partita complessa, che il Napoli porta a casa solo ai rigori dopo un finale di tensione crescente.
La prima al Maradona e l’assist che cambia la partita
Vergara entra in campo con l’emozione di chi sa di giocarsi una chance rara e la gestisce come un veterano. La giocata che apre il match è un segnale preciso: un sinistro calibrato a tagliare l’area, un assist provato e riprovato in allenamento, come lui stesso rivelerà, trasformato da Lucca in un colpo di testa vincente. Il resto della sua partita conferma una crescita evidente. Il centrocampista si muove con naturalezza tra le linee, gioca semplice quando serve, accende la manovra negli ultimi trenta metri e partecipa con continuità alla costruzione. Al termine dei 74 minuti disputati, resta l’impressione di un giocatore già integrato nelle idee di Conte, pronto a sostenere la squadra in un periodo ricco di impegni e spesso segnato da rotazioni obbligate.
Conte promuove Vergara: “Hai dato tutto, resta collegato”
Le sue parole dopo la partita sono intrise di emozione: “Non ero mai partito titolare al Maradona. È un sogno che tutti i ragazzi di Napoli hanno fin da bambini.” Conte gli riconosce coraggio e attenzione, invitandolo a mantenere sempre la testa acceso perché, come racconta il giocatore, “ogni tanto la stacco”. È un rapporto che profuma di un progetto a lungo termine. Vergara, che da bambino aveva come idolo Piotr Zielinski, sembra ora candidarsi non solo come alternativa alla mediana, ma come profilo in grado di dare imprevedibilità alla manovra e intensità nella pressione alta.
Numeri da titolare vero
La sua prova non è solo emozione e sentimento, ma anche sostanza: 82% di precisione nei passaggi, due occasioni create, nove giocate utili nella trequarti, tre recuperi, sette duelli vinti su dodici. Sono dati che certificano una prestazione completa, che va oltre l’assist e racconta un giocatore pronto a inserirsi col piglio giusto in una competizione dove spesso i dettagli fanno la differenza.
Un percorso pieno di ostacoli: dalla trafila nel vivaio al ritorno a casa
Vergara è un prodotto puro del vivaio del Napoli: scoperto da Gianluca Grava all’età di otto anni nella scuola calcio dei fratelli Lodi, è cresciuto con addosso la maglia azzurra, pur vivendo gli anni difficili di una struttura fisica ritenuta troppo esile. Il salto in Primavera gli apre la porta del professionismo, poi arrivano i prestiti alla Pro Vercelli e alla Reggiana. Proprio in Emilia il destino si complica: un grave infortunio al crociato lo ferma per un’intera stagione. La risposta è un anno da protagonista: 33 presenze, 5 gol e 6 assist, con due premi di MVP Under 23. Numeri che valgono il rientro alla base e l’inserimento stabile nel ritiro estivo di Conte, che lo osserva giorno dopo giorno e ne apprezza il carattere.
Un talento napoletano che Conte vuole valorizzare
Esordio in Serie A ad agosto a Sassuolo, debutto in Champions nella notte dedicata a Maradona, prima al Maradona in Coppa Italia con assist decisivo. Il percorso degli ultimi mesi è un crescendo costante. Vergara incarna un elemento che a Napoli vale spesso più del talento: l’identità. È un ragazzo della provincia partenopea che ora veste la maglia della squadra della sua città, e che attraverso lavoro, sacrificio e un ritorno inatteso dopo l’infortunio si sta costruendo un posto nel Napoli di Conte. La sensazione, oggi, è chiara: la scoperta non è più una sorpresa. Vergara è pronto. E Conte lo sa.


