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Marta Visconti
Marta Visconti - Collaboratore
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Premier senza Boxing Day: perché oggi in Inghilterra si gioca una sola partita

Santo Stefano in tono minore per la Premier League: tradizione sospesa per vincoli di calendario, contratti tv e tutela dei giocatori.

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Per i puristi del calcio inglese è una piccola frattura con la storia. Il 26 dicembre, giorno simbolo della Premier League, quest’anno scorre senza la consueta maratona di partite. Niente stadi pieni dall’ora di pranzo a tarda sera, niente abbuffata calcistica da accompagnare a quella delle feste. Il Boxing Day, così come lo si è sempre conosciuto, nel 2025 non esiste. O quasi. In programma, infatti, c’è una sola gara: Manchester United vs Newcastle United, in scena in serata. Un big match, sì, ma isolato. Tutto il resto del turno verrà distribuito tra sabato e domenica, spezzando una tradizione che sembrava intoccabile.

Un Boxing Day ridotto al minimo

Quello di quest’anno è un caso limite. Una prima volta storica, almeno per dimensioni. Solo dodici mesi fa, il 26 dicembre aveva ospitato otto partite, mentre nel 2014 l’intero turno – tutte e dieci le gare – si giocò in un’unica giornata. Dal 1860, anno in cui la tradizione prese forma, il Boxing Day è sempre stato un appuntamento fisso del calcio britannico. Nel 2025, invece, la Premier ha scelto una strada diversa. Non per mancanza di volontà, ma per necessità. Il risultato è un Santo Stefano calcisticamente più sobrio, compensato solo in parte dal resto del weekend e dalle gare delle serie minori inglesi.

Le ragioni della scelta: contratti e calendario

Alla base dello stop non c’è nostalgia mancata, ma una combinazione di vincoli contrattuali, logistici e fisici. Gli accordi televisivi della Premier League prevedono 33 weekend di campionato e cinque turni infrasettimanali lungo tutta la stagione. Il problema, quest’anno, è il calendario.

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Il Boxing Day 2025 cade di venerdì. Giocare tutte le partite il 26 dicembre avrebbe significato aggiungere un turno infrasettimanale extra, togliendo spazio alle gare previste tra sabato 27 e domenica 28. Un’operazione incompatibile con le regole stabilite a inizio stagione, quando la lega aveva deciso che nessuna squadra potesse scendere in campo con meno di 48 ore di riposo.

Il rischio era concreto: tra il turno di Santo Stefano e quello di Capodanno – già infrasettimanale – alcune squadre sarebbero state costrette a giocare a distanza di pochissimo tempo. Uno scenario bocciato in partenza, anche alla luce dell’attenzione crescente verso la salute dei calciatori.

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Un calendario sempre più congestionato

A rendere la situazione ancora più rigida c’è il contesto generale. Il nuovo format delle competizioni europee ha eliminato la tradizionale pausa invernale: la UEFA Champions League non si ferma più tra gennaio e febbraio, aggiungendo ulteriori turni in un periodo già saturo. A questo si sommano gli impegni interni, con la FA Cup pronta a tornare in scena a gennaio. Con un calendario così fitto, la Football Association aveva margini di manovra ridottissimi. Qualcosa doveva saltare. E, per la prima volta dopo oltre un secolo, a pagarne il prezzo è stato il Boxing Day.

Una tradizione che viene da lontano

Ma cos’è davvero il Boxing Day, e perché è così profondamente legato al calcio? Il nome affonda le radici in un’usanza britannica: il giorno di Santo Stefano era dedicato alla distribuzione di “boxes”, scatole contenenti doni, denaro o cibo, ai lavoratori e ai meno abbienti. Un giorno libero, popolare, vissuto all’aperto. Proprio in quel contesto nacquero le prime partite di calcio, inizialmente amichevoli, poi sempre più organizzate. La prima gara documentata del calcio moderno, disputata a Sheffield, si giocò proprio il 26 dicembre. Da lì in poi, il legame tra Boxing Day e pallone è diventato indissolubile. Anche l’Italia, in passato, ha provato a importare questa tradizione, organizzando turni di Serie A a Santo Stefano. Esperimenti affascinanti, ma mai davvero radicati.

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Appuntamento rimandato, non cancellato

Il Boxing Day non è morto. È solo rimandato. Nel 2026 il 26 dicembre cadrà di sabato e la Premier League tornerà a celebrarlo come da tradizione, con stadi pieni e un’intera giornata dedicata al calcio. Per ora, resta una parentesi anomala. Un Santo Stefano diverso dal solito, figlio di un calcio sempre più compresso tra business, tutela fisica e incastri impossibili. Anche in Inghilterra, dove il calcio a Natale sembrava intoccabile.

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