A Firenze il tempo non scorre: pesa. Pesa come la classifica, come una sconfitta che cancella subito la precedente vittoria, come un progetto che fatica a riconoscersi. La Fiorentina arriva al cambio di rotta con il motore acceso ma la frizione ancora tirata. Ed è in questo spazio incerto che prende forma la prima, vera decisione dell’era Fabio Paratici. Paolo Vanoli è stato confermato dopo Parma. Una scelta che, a prima vista, sembra andare contro il vento. Ultimo posto, scontro diretto perso, entusiasmo evaporato. Eppure la linea è stata tracciata: avanti, ma senza illusioni.
La conferma che non è fiducia
Vanoli resta, sì. Ma resta a tempo determinato. Non per comunicati ufficiali, non per proclami. Resta perché Paratici, ancora non annunciato ma già operativo, ha deciso che il caos non si governa con un altro scossone immediato. Prima serve capire. Poi, eventualmente, tagliare. Il messaggio è chiaro: nessuna cambiale in bianco. La Fiorentina giocherà le prossime quattro partite sapendo che ogni risultato pesa doppio. Cremonese, Lazio, Milan e Bologna non sono solo avversari di calendario, ma giudici tecnici. Se non arriverà almeno una vittoria, il banco salterà. È una scelta fredda, da dirigente abituato a pensare per cicli e non per istinto. Ma è anche una scelta che espone Vanoli a una pressione totale, quasi crudele.

Paratici prende in mano il volante
L’arrivo di Paratici non sarà ornamentale. A Firenze arriva un dirigente che accentra, decide, imposta. La parte sportiva passerà integralmente dalle sue mani, e questa prima mossa lo conferma: niente isterismi, ma nemmeno romanticismi. Chi conosce Paratici sa che il tempo è una risorsa da usare, non da sprecare. Le quattro partite non sono una concessione, sono un test. E il tecnico lo sa.

Il piano B è già scritto
Perché mentre Vanoli prepara la prossima gara, altrove si costruiscono scenari. Non per destabilizzare, ma per non farsi trovare impreparati. I primi nomi sono quelli della concretezza: Luca Gotti e Gabriele Cioffi. Profili diversi, accomunati da un’etichetta scomoda ma realistica: allenatori da gestione dell’emergenza. Gotti è libero, pragmatico, poco incline al clamore. Cioffi conosce il contesto, è fiorentino, ha già vissuto stagioni da trincea. Nessuno dei due è un nome da copertina. Ed è proprio questo il punto.

Le suggestioni e i nodi veri
Poi ci sono le ipotesi più complesse. Stefano Pioli rappresenta una soluzione che avrebbe un doppio effetto: tecnico e finanziario. Ma servirebbe una rescissione, e con essa una revisione profonda del monte ingaggi. Un’operazione chirurgica, non immediata. Resta sullo sfondo Paulo Sousa, nome che a Firenze evoca memorie contrastanti, oggi impegnato a Dubai ma già abituato a navigare in acque difficili. E poi c’è il nome che tutti sussurrano e nessuno pronuncia davvero: Thiago Motta. Sotto contratto, silenzioso, selettivo. Più un’idea che una trattativa.
Il bivio viola
La Fiorentina è arrivata a un punto in cui non basta più galleggiare. O si cambia rotta, o si cambia guida. Paratici lo sa. Vanoli lo sente. La squadra lo vive. Le prossime quattro partite diranno se questa conferma è stata un atto di lucidità o solo un rinvio inevitabile. Nel calcio, a volte, non decidere subito è già una decisione. Ma raramente è indolore. A Firenze il tempo è partito. E non aspetta nessuno.



