All’Emirates si è respirata l’aria delle grandi occasioni. Il Derby del Nord di Londra torna a tingersi di rosso, e stavolta lo fa con una nettezza che lascia pochi appigli al dibattito: Arsenal 4, Tottenham 1. Una vittoria larga, pesante, simbolica. E soprattutto conferma di una sensazione che aleggiava già da settimane: i Gunners sono i principali candidati al titolo della Premier League.
Eze, una notte da re: tripletta e consacrazione
A sbloccare il derby ci ha pensato Trossard al 36’, rompendo l’equilibrio con uno dei suoi inserimenti chirurgici. Ma il copione della serata l’ha scritto un solo uomo: Eberechi Eze. L’attaccante dell’Arsenal ha firmato una tripletta memorabile, colpendo al 41’, al 46’ e al 76’, trasformando il derby in una sua personale esibizione. La sua firma, pesante come gli 80 milioni investiti in estate, ha indirizzato il match e, forse, una fetta di stagione.
Il retroscena: Eze poteva giocare il derby… dall’altra parte
Quel che rende la storia ancora più intrigante è il “what if”. Fino a metà agosto, Eze era a un passo dal Tottenham, scelto dagli Spurs per raccogliere l’eredità di Son. Trattativa avanzatissima, annuncio atteso da un momento all’altro. Poi l’inserimento fulmineo dell’Arsenal, un corteggiamento feroce, la scelta del giocatore: tornare nel club in cui era cresciuto nelle giovanili. Il resto sta nei numeri e nelle prestazioni: titolare fisso, impatto devastante, e un derby che ha consolidato una scelta di vita e di carriera.
La perla di Richarlison da centrocampo
Il Tottenham, però, non è rimasto totalmente a guardare. A ridare speranze alla squadra di Postecoglou è stato Richarlison, che al 55’ ha inventato una prodezza da metà campo. Un tiro improvviso e preciso con cui ha sorpreso Raya, colpevolmente fuori dai pali. Un lampo isolato, ma bellissimo, destinato comunque a finire negli highlight stagionali.
Arsenal in fuga: la classifica sorride ad Arteta
Con questo successo, l’Arsenal vola a 29 punti e tenta il primo vero allungo della stagione.
È una Premier che parla sempre più la lingua di Arteta, dei suoi automatismi e della sua mentalità feroce. La serata del derby certifica tutto: gioco, consapevolezza, maturità. E un Eze così, nell’anno della consacrazione, potrebbe essere la differenza tra una semplice corsa e un titolo atteso da troppo tempo.



