Ancora in gol, ancora decisivo. Ange-Yoan Bonny ha impiegato pochissimo tempo per trasformarsi da scommessa estiva a certezza granitica. Con il 2-0 sulla Lazio, l’Inter è tornata in vetta al campionato – sette mesi dopo l’ultima volta – e lo ha fatto nel segno del suo nuovo protagonista silenzioso. Il francese, classe 2003, continua a stupire per impatto e continuità: quattro reti e tre assist in campionato, numeri da veterano più che da giovane alla prima stagione in una big.
Il nuovo volto dell’Inter di Chivu
La squadra di Cristian Chivu ha ritrovato equilibrio, ritmo e concretezza. E al centro di questa rinascita c’è proprio Bonny. Subentrato inizialmente come alternativa a Thuram, il francese ha scalato le gerarchie con una naturalezza disarmante. Ogni volta che parte titolare o entra dalla panchina, cambia l’inerzia della partita. Gol, assist, movimenti intelligenti, una presenza che non conosce paura.

I dati lo confermano: nessun giocatore in Serie A ha partecipato a più azioni da gol del numero 17 nerazzurro. Sette, forse otto, tra gol e assist se si considera anche il passaggio decisivo contro la Fiorentina. Un bottino che lo colloca accanto ai migliori: Calhanoglu, Orsolini, Berardi, e soprattutto Nico Paz, il talento del Como che guida la speciale classifica.
Un impatto da grande, un carattere da uomo semplice
Bonny non fa proclami. Non cerca i riflettori, li attira in campo. Fuori dal rettangolo di gioco resta timido, riservato, lontano dai toni da star. Ma quando indossa la maglia dell’Inter, si accende. È in quel momento che il ragazzo tranquillo lascia spazio al calciatore feroce, capace di cambiare il volto di una partita con una giocata.
“Essere all’Inter ti cambia, ma non sempre è facile reggere la pressione”, confessava in estate. Lui, invece, sembra averla trasformata in carburante. In due mesi ha quasi eguagliato le statistiche di tutta la sua scorsa stagione a Parma. E oggi, per rendimento, è già più di un vice Thuram: è una risorsa strutturale.

Un titolare in divenire
La parabola di Bonny è la storia di un talento che cresce a vista d’occhio. Ha segnato all’esordio contro il Torino, poi ha atteso il suo momento. Quando Chivu gli ha dato fiducia, ha risposto con maturità impressionante: reti, assist, disponibilità tattica, fame. A soli 22 anni gioca con la consapevolezza di un veterano. Si muove con Lautaro come se condividessero il reparto da una vita, si inserisce, crea spazi, costruisce. Lo scorso anno chiuse con sei gol e quattro assist. Ora, a metà novembre, è già vicino a quelle cifre. E la sensazione è che abbia appena cominciato.
Nel segno del destino
C’è un dettaglio che rende questa storia quasi romantica. Bonny ha raccontato di come la prima maglia della sua vita fosse proprio quella dell’Inter. “Era la mia prima maglia da calcio, me la comprò mia madre quando avevo sei anni”, ha confidato. “Quando l’Inter mi ha cercato, non ho avuto dubbi. È qui che volevo essere, era destino”. Quel bambino con la maglia nerazzurra oggi è cresciuto, gioca a San Siro e trascina l’Inter. E se il destino esiste davvero, per Bonny non poteva avere colori diversi: neri e azzurri, come la sua nuova vita da protagonista.



