Anche gli auguri di Natale diventano un manifesto politico, sportivo e personale per Aurelio De Laurentiis. Ai microfoni di Radio CRC, il presidente del Napoli non usa giri di parole e attacca frontalmente chi governa il calcio. “Quando penso al bus scoperto e ai numeri della diretta Rai capisco quanto questo sport sia centrale, ma chi lo gestisce a livello istituzionale non lo ha ancora compreso. Sono troppo legati alla poltrona e alla rielezione. Così si distrugge il gioco, perché si gioca troppo”.
Il punto centrale è la tutela dei calciatori. “Ci stanno facendo venire l’incubo degli infortuni. I giocatori sono sottoposti a stress continui e vincolanti. Io dico che bisognerebbe cambiare il rapporto di lavoro: dovrebbero essere liberi professionisti, non ostaggi di meccanismi sindacali che non proteggono nessuno”.
“I calciatori li paghiamo noi, ma decidono altri”
Lo sfogo prosegue, sempre in prima persona, senza abbassare i toni. “Abbiamo grandi signorotti che comandano il calcio mondiale e pensano che la loro rieleggibilità passi da formule che fanno sorridere. Tutti vogliono aggiungere partite e nessuno vuole togliere. I nostri calciatori, pagati da noi, vengono mandati in Nazionale con una leggerezza incredibile, quando dovrebbe essere il club a decidere”.
Per De Laurentiis il problema è strutturale. “A questi signori non interessa la protezione del tifoso, per il quale il campionato nazionale ha un valore reale. Solo i proprietari, in 24 ore, potrebbero prendere decisioni concrete. Chi ha stipendi garantiti non si assume alcun rischio”.
Scudetto e Supercoppa: “Non è mica poco”
Dopo la tempesta, arriva l’orgoglio. Il presidente guarda ai trofei appena conquistati e li mette in prospettiva. “In passato avevamo vinto due titoli nello stesso anno con Benitez, ma erano diversi. Questa volta Scudetto e Supercoppa insieme: non è mica poco”.
Il paragone con Diego Armando Maradona viene respinto con rispetto. “Eguagliarlo? Non si può. Non si è mai grandi quanto lui. Aveva uno spirito unico, da scugnizzo partenopeo, da vero uomo di squadra. Abbiamo passato una notte insieme, con sua moglie Claudia, e mi raccontava cose straordinarie. Io allora ero ancora a digiuno di calcio”.
“La promozione in Serie A resta il momento più emozionante”
C’è però un ricordo che supera tutto. “Il passaggio dalla Serie B alla Serie A è stato indimenticabile. Io ho sempre cercato di far divertire le persone, come con il cinema. Quando vedo i tifosi trasmettere a un’intera nazione questo senso di rivincita e soddisfazione, quello è un godimento che nessun’altra situazione può darti”.
Natale, famiglia e un’idea per beneficenza
Il racconto si chiude con un tuffo nell’infanzia e nelle tradizioni napoletane. “Da bambino ero innamorato del Napoli perché mio padre mi portava allo stadio. A Napoli il Natale dura dal 24 al 6 gennaio, è un continuo di cucina e famiglia. Eravamo più di cento, giocavamo a tombola e a mercante in fiera, con le 500 lire d’argento di nonna”.
Da qui nasce un’idea. “Ho detto a Tommaso Bianchini di organizzare un mercante in fiera con i giocatori e le leggende del Napoli. Una grande cena, il primo premio in beneficenza. Secondo me cavalca subito questa cosa”.
L’augurio finale: “Salute e un bel corno”
La chiosa è ironica ma chiarissima. “Per il 2026 dobbiamo dotarci di una cosa sola: salute, salute e salute. E un bel corno contro gli iettatori”. Un augurio che è anche una dichiarazione di intenti, nello stile diretto e senza filtri di De Laurentiis.


