C’è una Fiorentina che procede a passo corto e che, più dei punti, oggi sembra aver perso la bussola. La squadra galleggia ai margini della zona calda e all’orizzonte arriva una sequenza che fa tremare i polsi: Roma, Milan, Bologna e Inter in fila. È il tratto di stagione in cui si misura la sostanza di un progetto: quando la palla scotta, contano identità, gerarchie, coerenza tecnica. Tutto ciò che, finora, a Firenze è apparso intermittente.
Identità in frantumi: quattro moduli in sette gare, troppo turnover
Il dato che racconta più di mille discorsi è semplice e impietoso: quattro sistemi di gioco in sette partite ufficiali. Un giro di valzer che confonde riferimenti e automatismi, svuota i principi e ingolfa le letture in entrambe le fasi. Il turnover quasi sistematico ha impedito a molti di trovare ritmo e responsabilità; pochi, pochissimi, hanno messo bandierine credibili per una maglia “da sempre”.
Eppure la traccia del tecnico è chiara nelle parole di agosto: tornare in Europa e interrompere una astinenza di trofei che pesa da un quarto di secolo. Obiettivi alti che chiedono un impianto riconoscibile: ordine nelle uscite, ampiezza non sterile, attacco dell’area con tempi e numeri, pressione che non si smonti al primo dribbling subito. Oggi, invece, si vedono sprazzi e non un racconto.
Pioli al bivio: esperienza, ingaggio e responsabilità
Su Pioli pesa la biografia recente: uno scudetto in più e un ingaggio che certifica la fiducia del club. È l’allenatore tornato per essere soluzione, non alibi. Il gioco si fa duro e a lui tocca giocare: scegliere undici cardini, fissare un modulo madre, ridurre le varianti all’essenziale e accettare l’idea che qualche esclusione dolorosa serva a fare squadra.
Perché qui non si tratta solo di “mettere a posto” la fase offensiva o quella difensiva: si tratta di restituire senso alle partite, riconoscibilità ai movimenti, coraggio nelle scelte. Il calendario che arriva non consente dilazioni: una striscia di gare ad alto coefficiente può affondare chi è indeciso o rilanciare chi ha il coraggio di stringere il cerchio. La Fiorentina ha talento e margini; le manca, adesso, la fermezza di un’idea.