Gravina accelera: meno promozioni e retrocessioni. La riforma può arrivare già a dicembre

Redazione
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Il presidente FIGC prepara una svolta strutturale sul sistema dei campionati: turnover ridotto, sostenibilità economica e un nuovo equilibrio tra le categorie.

Nel dibattito eterno sul futuro del calcio italiano, stavolta la scossa arriva direttamente dall’alto. Gabriele Gravina, presidente FIGC, ha annunciato che entro dicembre presenterà una proposta concreta per modificare in profondità il sistema di promozioni e retrocessioni nei campionati professionistici. Un tema che ciclicamente torna sul tavolo, ma che oggi trova una cornice più urgente: la necessità di “raffreddare” un sistema schiacciato dal peso economico, dalla fragilità dei club e da un turnover considerato ormai insostenibile.

“La riforma è già in atto”: il piano industriale e la crisi dei club

Durante l’evento milanese “Sport Industry Talk”, Gravina ha ricordato che la riforma non nasce oggi. La federazione ha approvato nel marzo 2024 un piano strategico che punta sulla sostenibilità, sul controllo dei costi e sulla riduzione delle falle strutturali che mettono a rischio i bilanci dei club. Ciò che spesso sfugge al dibattito, ha spiegato, è che la riforma non riguarda soltanto il numero delle squadre o la composizione delle categorie, ma un insieme di interventi che puntano a dare stabilità a un sistema che in troppi casi è sull’orlo del collasso.

Il dato che Gravina cita più spesso è eloquente: l’Italia è l’unico Paese al mondo con tre livelli interamente professionistici, per un totale di cento squadre. Per il presidente FIGC questa architettura genera un impatto economico che molte società non riescono a sostenere, soprattutto in Serie C, dove negli ultimi quattro anni tre retrocesse su quattro sono fallite.

Troppo turnover, pochi mezzi: perché il sistema va “raffreddato”

L’esempio più evidente è quello legato alle retrocessioni. In Serie A scende il 15% delle squadre, in Serie B il 35%, in Serie C il 20%. Numeri che per Gravina alimentano instabilità, impediscono programmazione e spingono diversi club a esporsi economicamente pur di non scivolare nella categoria inferiore. La sua idea è semplice: meno squadre che salgono o scendono, più respiro per chi costruisce progetti a medio-lungo termine.

Il presidente insiste sulla necessità di una visione ampia: non basta ridurre il professionismo, ma serve un equilibrio diverso nella distribuzione delle risorse, una maggiore attenzione alle infrastrutture e una gestione più rigorosa dei bilanci. Solo così il sistema può “raffreddarsi” e uscire dalla spirale di pressioni che ogni anno inghiotte decine di club.

La proposta attesa a dicembre: come cambierebbero promozioni e retrocessioni

Sebbene Gravina non abbia ancora messo nero su bianco il documento finale, la direzione è chiara. L’idea è quella di ridurre il numero di passaggi tra le categorie, in modo da abbassare drasticamente il rischio di fallimenti e mettere un freno al turnover. Tra le ipotesi al vaglio, quella ritenuta più realistica prevede una trasformazione graduale del meccanismo attuale: due retrocessioni in Serie A al posto delle tre attuali, due promozioni dalla B e solo due retrocessioni dalla B alla C, con un adeguamento simile anche nella categoria immediatamente inferiore.

Si tratterebbe di una riforma storica, destinata a cambiare l’intera piramide del professionismo italiano. E la scelta della tempistica non è casuale: dicembre è il mese in cui la FIGC presenterà un pacchetto unitario di interventi, dai conti degli enti federali al futuro della Lega Pro.

Il calcio italiano è pronto a cambiare pelle?

Il vero nodo, come Gravina ricorda spesso, riguarda il consenso delle componenti. “Per cambiare il numero delle squadre serve l’accordo di tutti, e oggi non c’è”, ha spiegato. Nonostante ciò, le pressioni per intervenire stanno crescendo e la FIGC sembra convinta di poter portare a casa una riforma sostanziale.

Il presidente vuole presentare un modello più sostenibile, con un turnover intorno al 10% in Serie A e al 20% nelle categorie inferiori. Una rivoluzione che, se approvata, potrebbe davvero segnare l’inizio di un nuovo ciclo per il calcio italiano.