A volte, dietro le cifre da fantascienza, si nasconde una verità profondamente umana. Erling Haaland, il cannoniere implacabile del Manchester City, ha confessato dopo la vittoria per 1-0 sul Brentford che la sua forza, oggi più che mai, nasce lontano dai campi di allenamento: “Da quando è nato mio figlio, mi sento più sereno. Mi distacco dal calcio come non avevo mai fatto”. E i numeri, come sempre, gli danno ragione.
Un gol, un record, e un City da traguardo storico
Al Gtech Community Stadium di Londra bastano nove minuti al norvegese per firmare la partita. Un solo tiro, un solo gol: l’ennesima prova di efficienza spietata. Il Manchester City, grazie al suo centravanti, porta a casa tre punti pesantissimi e festeggia la 250ª vittoria in Premier League dell’era Guardiola, traguardo raggiunto in appena 349 partite, più rapidamente di leggende come Ferguson, Wenger e Moyes.










Haaland, con questa rete, sale a nove gol in sette giornate di campionato, superando Antoine Semenyo del Bournemouth e mantenendosi in corsa per la terza Scarpa d’Oro consecutiva. Il dato è impressionante: il numero 9 del City ha segnato in 22 dei 23 stadi della Premier League in cui ha giocato, lasciando fuori solo Anfield, terreno di un Liverpool che affronterà di nuovo a febbraio.
“Non mi sono mai sentito meglio di adesso”, ha dichiarato ai microfoni di Sky Sports dopo il match. Ed è difficile dargli torto: Haaland ha trovato la rete in nove partite consecutive tra club e nazionale, la serie più lunga della sua carriera, e ha già totalizzato 18 gol stagionali in 14 presenze tra City e Norvegia.
“Mio figlio mi ha cambiato: ora penso meno al calcio”
Niente è lasciato al caso, ma qualcosa è cambiato nel modo di vivere il calcio. “Puoi prepararti fisicamente, ma la vera differenza la fa la mente”, spiega Haaland. “Con un bambino, mi rilasso molto di più. Torno a casa, lo vedo e tutto il resto scompare. Non penso al calcio come prima, non mi preoccupo. Credo di dover ringraziare mio figlio per questa serenità.”
Dietro le parole del norvegese c’è un dettaglio che sfugge ai numeri: l’equilibrio emotivo di un campione che ha imparato a vivere il calcio come parte di sé, ma non come ossessione. È forse questo il segreto che gli permette di essere così regolare, così letale.
Numeri da alieno, ma con cuore umano
Le sue statistiche restano da capogiro: terzo miglior avvio realizzativo della storia della Premier League (solo due volte, nel 2022/23 e nel 2024/25, aveva fatto meglio), con nove reti senza rigori e una precisione quasi irreale. Solo sette squadre del campionato inglese hanno segnato più di lui, e tra queste c’è naturalmente il Manchester City.

A livello europeo, solo Harry Kane (11 gol) e Kylian Mbappé (9) tengono il suo passo. Eppure, come ha ricordato Dan Edwards nel suo commento su Sky, Haaland “non è solo una macchina da gol: è un giocatore che ha imparato a respirare, a staccare, a vivere”.
Con Guardiola che tocca quota 250 vittorie e un City che resta a tre punti dall’Arsenal capolista, l’impressione è che il meglio debba ancora venire. E se davvero la paternità ha reso Haaland più calmo, il resto della Premier League può iniziare a preoccuparsi: perché un fuoriclasse sereno è anche il più pericoloso di tutti.