Arne Slot rimane sulla panchina del Liverpool. Per ora. Nonostante la sconfitta casalinga per 3-0 contro il Nottingham Forest, squadra costruita per lottare per la salvezza, la proprietà ha scelto di non cambiare guida tecnica, affidandogli ancora la gestione di un gruppo in piena tempesta. Una conferma che suona più come un ultimatum: secondo la stampa inglese, l’allenatore olandese ha tempo fino a Natale per rimettere in carreggiata la stagione in Premier League e Champions League. Oltre quella soglia, l’esonero diventerebbe inevitabile.
È un ribaltamento quasi grottesco rispetto a un anno fa, quando Slot aveva guidato il Liverpool al titolo giocando uno dei calci più brillanti d’Europa. Oggi, invece, la squadra sembra irriconoscibile.

Un mercato miliardario che non funziona
Il progetto reds si è inceppato innanzitutto in sede di mercato. Gli oltre 470 milioni investiti in estate non hanno prodotto l’impatto sperato. Florian Wirtz, acquistato come principale faro creativo, si è acceso solo a tratti ed è ora fermo per infortunio. Il caso più clamoroso è quello di Alexander Isak, costato 125 milioni: un solo gol, arrivato in Coppa di Lega contro il Southampton, e una statistica inquietante quando parte titolare, il Liverpool non vince mai.
Meglio di lui ha fatto Ekitiké, autore di 6 gol complessivi, ma ancora lontano dall’essere un leader tecnico ed emotivo. Kerkez e Frimpong, arrivati per trasformare le corsie, sono due incognite pesanti, mentre nessuno dei nuovi è davvero diventato un valore aggiunto. A completare il quadro, la stagione opaca di Mohamed Salah, fermo a 5 reti: numeri impensabili per uno abituato a vivere nelle parti altissime della classifica marcatori.
La classifica fa paura
Il Liverpool è sprofondato nella parte destra della classifica per la prima volta da un decennio. Ha perso sei delle ultime sette partite e, per la prima volta dal 1965, ha incassato due sconfitte consecutive in campionato con almeno tre gol di scarto: prima il 3-0 contro il City prima della sosta, poi quello contro il Nottingham. Una sequenza da film dell’orrore per un club che nelle ultime stagioni aveva ritrovato ambizione e identità.
Con l’Arsenal vincente contro il Tottenham, i Reds scivolano a -11 dalla vetta, in una situazione speculare a quella dell’eterno rivale Manchester United, anch’esso sprofondato in una crisi senza precedenti nell’era moderna.
Una squadra che non segue più l’allenatore
Il problema più inquietante non è nemmeno tecnico, ma psicologico. La sensazione è che la squadra abbia smesso di seguire Slot. I meccanismi non funzionano, la compattezza è evaporata, e il Liverpool sembra incapace di reggere l’urto nei momenti decisivi del match. Dovesse essere confermato questo distacco tra tecnico e gruppo, nessun intervento tattico potrebbe davvero raddrizzare il percorso.
Van Dijk rompe il silenzio e chiama alla responsabilità
In questo quadro cupo, a prendersi la responsabilità della voce è stato Virgil van Dijk, che nel post-partita non ha usato giri di parole. Il capitano ha chiesto una reazione immediata, senza attenuanti: “Tutti devono essere arrabbiati, tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Non abbiamo continuità, concediamo troppo, perdiamo troppi duelli. Siamo tutti responsabili. Dobbiamo uscirne insieme.” Parole pesanti, da leader che prova a tenere un gruppo vicino al collasso competitivo.
Natale come linea del destino
In questo clima, la fiducia della proprietà appare più un atto di necessità che di convinzione. Slot rimane, ma il conto alla rovescia è partito. Servono risultati, subito. Servono identità e carattere. Servono segnali chiari prima che una stagione nata per dominare finisca nell’anonimato. Il Liverpool ha scelto di non cambiare adesso. Ma la scadenza è già scritta. Natale deciderà se Slot avrà ancora voce nella stagione dei Reds, o se questa sarà stata solo un’illusione durata troppo poco.



