Allo Sporting CP il passaggio di testimone sembrava impossibile. Quando in estate Viktor Gyökeres ha salutato Lisbona lasciando un vuoto pesantissimo, in molti si aspettavano un inevitabile ridimensionamento. Invece, il presente parla chiaro: Luis Suárez non è una soluzione tampone, ma una certezza.
Il centravanti colombiano, classe 1997, arrivato dall’Almería, ha impiegato pochissimo per prendersi la scena. I numeri lo raccontano senza bisogno di interpretazioni: 14 gol in campionato, gli stessi di Vangelis Pavlidis del Benfica, vetta condivisa della classifica marcatori e Sporting pienamente in corsa per il titolo, a ridosso del Porto.
Un’eredità pesante, gestita con personalità
Sostituire Gyökeres non era soltanto una questione tecnica, ma psicologica. Il colombiano ha accettato la sfida senza esitazioni, caricandosi addosso una responsabilità che spesso schiaccia anche profili più affermati. E lo ha fatto nel modo più diretto possibile: segnando.
Dopo una carriera vissuta tra alti e bassi – dalla Spagna alla Francia, passando per esperienze mai davvero esplose come quella all’Olympique Marsiglia – Suárez sembrava destinato a restare un attaccante di contesto. In Portogallo, invece, ha trovato il palcoscenico giusto e soprattutto un sistema che esalta le sue qualità.
Investimento pesante, rendimento immediato
Lo Sporting non ha improvvisato. Per portarlo a Lisbona ha investito 22 milioni più bonus, blindandolo con un contratto quinquennale e una clausola rescissoria da 80 milioni di euro. Una cifra che oggi appare meno folle di quanto sembrasse a luglio.
La recente tripletta contro il Rio Ave – la prima in maglia biancoverde – è stata più di un exploit: è stata una dichiarazione d’intenti. Gol di piede, di testa, attacco della profondità e lavoro spalle alla porta. Un repertorio completo, che richiama per efficacia quello del predecessore svedese, pur con caratteristiche diverse.
L’Alvalade, fabbrica di bomber
C’è un filo rosso che attraversa la storia recente dello Sporting: l’Alvalade è terra fertile per i centravanti. Da Mario Jardel in poi, Lisbona verde ha sempre saputo costruire squadre votate all’attacco, capaci di mettere l’uomo-gol nelle migliori condizioni possibili.
I numeri collettivi lo confermano. 46 reti in 16 partite, miglior attacco della Liga Portugal, con un mese di dicembre devastante. Suárez non segna da solo, ma è il terminale di un meccanismo offensivo oliato, aggressivo, pensato per colpire con continuità.
Oggi lo Sporting non rimpiange Gyökeres. E forse, guardando il rendimento del colombiano, ha semplicemente cambiato volto al suo bomber senza perdere potenza. In Portogallo, il nome Suárez è tornato a essere una garanzia. Non per nostalgia, ma per realtà.



