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Emanuele De Scisciolo
7 Min Read

United spettacolare ma fragile: Old Trafford si accende, la classifica no

Il 4-4 con il Bournemouth regala emozioni e ricordi del passato, ma lascia aperti interrogativi pesanti sulle ambizioni Champions del Manchester United.

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Per una sera, Old Trafford è tornato a vibrare come nei racconti di un’altra epoca. Il 4-4 tra Manchester United e Bournemouth ha offerto uno spettacolo travolgente, fatto di ribaltamenti, coraggio e attacchi continui. Per certi versi, un ritorno alle sensazioni dei tempi di Sir Alex Ferguson. Ma quando l’adrenalina si abbassa e resta solo il risultato, l’euforia lascia spazio a una preoccupazione concreta. Perché una squadra che ambisce ai primi quattro posti non può accontentarsi di pareggi casalinghi contro avversari di metà classifica.

Amorim
Amorim

Una notte elettrica, ma non risolutiva

La partita di lunedì è stata definita da Jamie Carragher come la gara della stagione. E non è difficile capirne il motivo. Ritmo altissimo, colpi di scena continui, un Old Trafford coinvolto come raramente accade ultimamente. Per lunghi tratti, lo United ha giocato con personalità e spavalderia, producendo quel calcio offensivo che molti tifosi reclamavano da tempo. Quando Matheus Cunha ha firmato il 4-3 appena due minuti dopo la splendida punizione di Bruno Fernandes, la sensazione era che la serata potesse trasformarsi in una delle più memorabili dell’era Amorim. In quel momento, sembrava tutto al posto giusto.

Il sistema che cambia le sensazioni

Non è passato inosservato un dettaglio tattico. Lo United ha affrontato la partita con una struttura che, nei fatti, assomigliava molto a una difesa a quattro, allontanandosi dalla linea a tre spesso criticata nelle settimane precedenti. Non è un caso che proprio con questa impostazione la squadra abbia mostrato più coraggio, più ampiezza e una maggiore propensione all’attacco. Quel tipo di calcio che ex simboli come Scholes e Butt avevano evocato criticando Amorim pochi giorni prima.

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Vibes d’altri tempi, parole importanti

Carragher ha parlato apertamente di “ritorno al Manchester United di Ferguson”, elogiando l’intensità e la continuità offensiva. Gary Neville ha definito la partita “una follia assoluta”, sottolineando quanto fosse finalmente riconoscibile questa squadra. Anche Amorim, nel post-partita, ha toccato corde emotive. Ha raccontato di aver rivisto lo United che ammirava da bambino, spiegando come, a suo avviso, i tifosi non chiedano solo vittorie, ma anche ispirazione. E quella, per lunghi tratti, non è mancata.

Mbeuno

Dal sogno alla frustrazione

Eppure, il risultato finale racconta altro. Il 4-4, firmato dal gol del pareggio di Junior Krupi, ha lasciato una sensazione amara. Il Bournemouth, reduce da sei gare senza vittorie e quindicesimo in classifica, avrebbe potuto persino vincere senza due grandi parate di Senne Lammen su David Brooks. Ancora più significativo il linguaggio del corpo dei giocatori dello United al fischio finale. Niente sorrisi, nessuna esaltazione. Sembravano una squadra appena uscita sconfitta da una finale, non reduce da una partita spettacolare. Bruno Fernandes, trascinatore assoluto e autore di sette gol nelle ultime quattro gare, aveva lo sguardo di chi sa di aver perso qualcosa di importante.

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Un problema che va oltre una partita

Al netto dello spettacolo, la situazione in classifica è preoccupante. Lo United ha raccolto solo due punti nelle ultime tre gare casalinghe contro Bournemouth, West Ham ed Everton. Tre avversari che una squadra da top four dovrebbe battere senza troppe discussioni. Il dato diventa ancora più pesante se si considera che il Bournemouth arrivava da tre sconfitte esterne consecutive, il West Ham è invischiato nella lotta salvezza e l’Everton ha vinto all’Old Trafford giocando in dieci per oltre un’ora. Quattro volte su sette, in questa fase, lo United ha sprecato un vantaggio. Tre volte ha subito il gol decisivo dopo l’80’. Con un minimo di gestione in più, oggi sarebbe quarto. Invece è sesto.

Manchester United

Champions League, una porta aperta… ma ignorata

La classifica dice che i primi quattro posti sono a portata di mano. Solo due punti separano lo United dalla zona Champions. Ma la Premier di quest’anno è compressa come raramente accade: otto punti dividono il quarto posto dal quindicesimo. La porta per la Champions è spalancata. Il problema è che lo United continua a sbatterci contro, senza riuscire ad attraversarla. E mancare la competizione per il terzo anno consecutivo sarebbe un colpo durissimo, soprattutto in un momento in cui il club ha registrato livelli di debito record e sta ricorrendo in modo massiccio a linee di credito per finanziare il mercato.

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Ruben Amorim
Ruben Amorim

Amorim e il peso delle responsabilità

L’allenatore non si è nascosto. Ha definito il pareggio “davvero deludente” e ha ammesso che la partita andava chiusa nel primo tempo, quando lo United aveva creato molto di più di quanto poi abbia concretizzato. Ha parlato di “merito”, un termine che ricorre spesso nel suo lessico. Ma il calcio, come dimostra la storia di questo club, non premia sempre chi merita. Premia chi gestisce meglio i momenti. E su questo, Amorim sa di essere chiamato a dare risposte rapide.

Joshua Zirkzee
Joshua Zirkzee

Assenze pesanti e calendario in salita

Il contesto non aiuta. La Coppa d’Africa priverà lo United per un mese di Amad Diallo, Bryan Mbeumo e Noussair Mazraoui. Amad e Mbeumo, decisivi fin qui, lasceranno un vuoto difficile da colmare, anche perché Zirkzee e Sesko non sembrano offrire le stesse garanzie. In difesa, le assenze prolungate di De Ligt e Maguire costringono Amorim ad affidarsi a soluzioni di emergenza, in attesa che Lisandro Martinez ritrovi la condizione. E il calendario non concede tregua: Aston Villa in trasferta, poi Newcastle a Old Trafford, infine Wolverhampton. Sulla carta, l’ultima sembra la più semplice. Ma questa stagione ha già insegnato una cosa. Con questo Manchester United, nulla è garantito. Nemmeno quando il calcio torna a sembrare, per una notte, quello dei tempi migliori.

La Classifica di Premier League

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14
2
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