In casa Manchester United il futuro di Kobbie Mainoo è diventato un tema reale, non più un semplice interrogativo da addetti ai lavori. Il centrocampista classe 2005, uno dei prospetti più luminosi usciti dall’academy negli ultimi anni, si trova oggi ai margini del progetto tecnico e potrebbe seriamente valutare una cessione in prestito nella finestra di gennaio. Una scelta che avrebbe un peso specifico importante, non solo per il club ma soprattutto per il giocatore, che vede avvicinarsi l’orizzonte dei Mondiali 2026 senza il minutaggio necessario per ambire a un ruolo stabile nella nazionale inglese.
Poco spazio, tanta concorrenza
I numeri raccontano una storia chiara. Zero presenze da titolare in Premier League in questa stagione, dieci apparizioni tutte da subentrato e una sola gara dall’inizio in assoluto, nella sconfitta di Carabao Cup contro il Grimsby. Troppo poco per un talento che, solo un anno fa, sembrava destinato a diventare una colonna del centrocampo dei Red Devils. La concorrenza all’Old Trafford è feroce. Bruno Fernandes è intoccabile per leadership e rendimento, Casemiro resta una presenza ingombrante per esperienza e status. In mezzo a questi equilibri, Mainoo fatica a ritagliarsi spazio, finendo inevitabilmente in una zona grigia del progetto.

Amorim apre al prestito
Ruben Amorim, tecnico dello United, non ha chiuso la porta. Anzi. Alla vigilia della sfida con il Bournemouth ha lasciato intendere che un dialogo è possibile e che la felicità del giocatore viene prima di tutto. Se Mainoo dovesse chiedere di partire, l’allenatore sarebbe pronto ad ascoltarlo. Un’apertura significativa, che certifica come il tema non sia tabù. Amorim non nega il valore del ragazzo, ma rivendica il diritto – e il dovere – di fare scelte tecniche, anche scomode. In un sistema che prevede due soli centrocampisti centrali, togliere Bruno Fernandes diventa quasi impossibile. Ed è qui che il discorso si complica.
Le critiche e il peso della storia
La situazione di Mainoo ha riacceso anche il dibattito interno all’ambiente United. Paul Scholes, Rio Ferdinand, Nicky Butt e Paul Ince hanno espresso pubblicamente perplessità sul suo utilizzo marginale, inserendo il caso in una riflessione più ampia sul momento del club. Amorim ha incassato senza scomporsi, riconoscendo i limiti del presente e la distanza dagli standard storici dello United. Un’ammissione di responsabilità che non cambia però la sostanza: oggi la squadra non vince abbastanza e, in un contesto del genere, le rotazioni diventano più rigide.

Mainoo come numero sei?
Dal punto di vista tecnico, Amorim non boccia Mainoo. Al contrario, ne sottolinea la versatilità, arrivando a considerarlo anche come possibile centrocampista difensivo. Un ruolo delicato, che richiede letture, fisicità e capacità di gestire le transizioni, aspetti su cui il giovane inglese deve ancora crescere. Il potenziale c’è, ma servono minuti veri. Allenarsi non basta più.
Gennaio come bivio
Con un calendario fitto fino alla sosta e una classifica che obbliga lo United a inseguire, il tempo a disposizione di Mainoo per ribaltare la situazione è limitato. Le sfide contro Aston Villa, Newcastle e Wolves diranno molto, ma non tutto. Se lo spazio non arriverà, il prestito diventerà una soluzione quasi naturale. Per crescere, per sbagliare, per tornare più forte. Perché il rischio, oggi, non è perdere Mainoo. È fermarlo.



