Nel cuore di una sera milanese che sembra già primavera di classifica, San Siro diventa teatro di una sfida d’altissima quota in cui pesano dettagli, nervi e gestione. È qui, domenica 28 settembre 2025, che il Milan sceglie di fermare la corsa solitaria del Napoli e di agganciarlo in vetta (insieme alla Roma), dando sostanza a un progetto che oggi sta nel lavoro quotidiano e nei colpi dei suoi uomini chiave. Allegri ritrova Leao solo per la panchina, Conte fa i conti con una difesa in emergenza e affida l’equilibrio al solito Lobotka. Il resto lo fa l’inerzia di un grande stadio e la qualità che, quando serve, sa farsi verticale.
Un primo tempo da grande squadra: ferocia, ampiezza, raddoppio nel momento giusto
La partita si apre come nei giorni buoni: Pulisic prende campo a sinistra, sguscia via a Marianucci e premia l’inserimento di Saelemaekers sul secondo palo. Sono passati poco più di due minuti e l’1-0 dice molto dell’atteggiamento rossonero: baricentro alto, catene laterali aggressive, letture pulite di Modric da play basso e strappi di Fofana tra le linee. Il Napoli non si scompone: cresce nel possesso, si appoggia alla tecnica di De Bruyne e alla fisicità di Anguissa, costringe Maignan a una doppia parata (su Gutiérrez e McTominay) e dà la sensazione di poterla rimettere in piano. Proprio lì, nel momento migliore degli azzurri, il Milan piazza il colpo da squadra matura: Pavlovic sfonda a sinistra, Fofana rifinisce d’istinto, Pulisic chiude l’azione con il 2-0. È una spina che resta infitta per tutta la serata.

Il rosso a Estupiñan cambia il copione: rigore di De Bruyne, assedio azzurro e resistenza rossonera
La ripresa vira sull’episodio: Estupiñan trattiene Di Lorenzo in area, Chiffi dopo on field review estrae il rosso e indica il dischetto. De Bruyne non sbaglia, il 2-1 riapre il match e sposta il baricentro del racconto. Conte cala i cambi (Neres, Elmas, Lang, poi Lucca), alza i terzini, riempie l’area; Allegri sceglie la via del sacrificio, toglie Pulisic per mettere una toppa a sinistra (Bartesaghi) e poi rinfresca il mezzo con Loftus-Cheek. Il Napoli spinge a testa bassa: Maignan sventa, Rabiot salva un gol fatto, Neres accarezza l’incrocio al 91’, ma la linea rossonera, guidata da un Gabbia pulito e da un Pavlovic autorevole, tiene fino al 98’. È calcio di dettagli: pochi, decisivi, che raccontano la serata migliore del Milan e una sconfitta che non toglie certezze al Napoli.
Le scelte pesano: Allegri pragmatico, Conte lucido ma sfortunato
Nel borsino delle panchine, Allegri capitalizza l’avvio feroce e poi gestisce l’inferiorità con freddezza, compattando il centro e chiedendo ai quinti un lavoro sporco da vecchio calcio d’autunno. Conte, senza mezza difesa (fuori Buongiorno, Rrahmani, Spinazzola e Olivera), rimette in carreggiata l’inerzia col coraggio dei cambi e con un pressing organizzato: resta il rimpianto di una remuntada solo sfiorata dai legni e da un gigante chiamato Maignan. Nel mezzo, la narrazione di due squadre che profumano da scudetto: una perché sa colpire e soffrire nella stessa sera, l’altra perché, anche quando inciampa, lascia la sensazione di potersi rialzare subito.