A Roma non si è visto un vero Milan B, ma nemmeno quel Milan A che Allegri ha blindato in campionato. In campo c’erano Leao, Rabiot, Maignan, ma anche chi finora aveva avuto solo briciole: una miscela ibrida che ha prodotto una gara nervosa, discontinua, e alla fine fatale. L’eliminazione brucia, tanto più perché il tecnico aveva indicato la Coppa Italia come obiettivo dichiarato. Ma l’Olimpico, ancora una volta, ha imposto il suo verdetto.
Jashari, il regista che non ti aspetti
Tornato dopo oltre tre mesi lontano dai campi, Ardon Jashari ha dimostrato una sorprendente solidità. Ha preso in consegna il ruolo di regista, sostituendo Modrić con naturalezza e senza tremare nei momenti decisivi. Dopo un avvio prudente, la sua partita è cresciuta in modo evidente: ha dato ordine, ha accelerato i tempi, ha persino propiziato una delle occasioni più nitide della serata, poi sciupata da Leao. «Non mi ha sorpreso, era in buona condizione», ha detto Allegri. Un’investitura non da poco.
Estupiñan rialza la testa
Il suo inizio è stato da brividi: un errore sanguinoso ha costretto Pavlovic all’ammonizione dopo appena pochi minuti. L’atmosfera, per un attimo, si è fatta pesante. Eppure Pervis Estupiñan ha reagito con lucidità e personalità, trasformando una partenza da incubo in una prova complessivamente positiva. Ha contenuto Isaksen con attenzione, ha spinto con continuità, ha servito cross pericolosi, uno dei quali Loftus-Cheek avrebbe potuto capitalizzare. Non basterà per scalzare Bartesaghi nel breve, ma il segnale è arrivato forte e chiaro: il dualismo sulla corsia mancina è appena cominciato.

Ricci, De Winter e Loftus-Cheek: occasione sprecata
Se Jashari ed Estupiñan hanno lasciato tracce incoraggianti, altri non sono riusciti a sfruttare la vetrina.
Koni De Winter è apparso incerto, lento nei tempi di lettura, poco incisivo nell’uno contro uno. Suo l’errore più pesante: si perde Zaccagni nell’azione del gol che decide la sfida.
Non meglio è andato Samuele Ricci, che Allegri avrebbe voluto vedere più dentro la partita. Troppo timido, troppo orizzontale, troppo lontano da ciò che serve a una squadra che chiede qualità e personalità.
E poi Ruben Loftus-Cheek, che dopo un avvio promettente di stagione sembra essersi smarrito. Ha giocato in due ruoli diversi senza lasciare un’impronta, sbagliando una delle chance più ghiotte della gara. Una serata da archiviare in fretta, ma che lascia interrogativi pesanti.
Chi può davvero cambiare le gerarchie di Allegri
Il Milan ha trovato una formazione tipo e Allegri la sta proteggendo con decisione. Risultati e prestazioni gli danno ragione. Ma il calcio, soprattutto quello italiano, vive di imprevisti, infortuni e momenti da afferrare al volo. Se qualcuno dovesse inserire un cuneo nelle gerarchie attuali, il nome più caldo è quello di Estupiñan, che per ruolo e qualità può davvero riaprire una competizione che a inizio stagione sembrava sua per diritto naturale.
Il resto dipenderà anche dalle emergenze. A Torino, per esempio, mancherà Fofana: Allegri dovrà decidere se spostare Loftus-Cheek in mediana, rilanciare Ricci o puntare proprio su Jashari, questa volta da mezzala. Una cosa è certa: anche chi ha deluso avrà altre occasioni. Ma l’Olimpico ha lasciato una fotografia chiara. Nel Milan che sogna in grande, non c’è più spazio per chi non alza il livello.


