Il calendario corre veloce verso l’anno dei Mondiali e, per qualcuno, la corsa è già iniziata in salita. Con la prima parte della stagione ormai agli sgoccioli, i commissari tecnici delle nazionali hanno iniziato a guardare con attenzione non solo alle prestazioni, ma soprattutto alla continuità dei propri giocatori nei club. Giocare tanto, e bene, non è più una semplice variabile: è una condizione necessaria. Chi resta ai margini rischia di scivolare lentamente fuori dal giro che conta. Il quadro è chiaro. C’è chi paga un reparto affollato, chi condizioni fisiche mai davvero ottimali, chi semplicemente non convince l’allenatore. Situazioni diverse, ma con un denominatore comune: il minutaggio insufficiente può diventare una condanna silenziosa.
Baturina, talento senza continuità
Il caso di Martin Baturina è emblematico. Il Como ha investito su di lui in estate, ma il fantasista classe 2003 fatica a trovare spazio sotto la gestione di Cesc Fàbregas. Nel suo ruolo naturale c’è Nico Paz, riferimento tecnico destinato, con ogni probabilità, a tornare al Real Madrid. Altrove, tra mediana e fascia, Baturina non ha inciso. I numeri raccontano una stagione in ombra: poco più di 300 minuti e un solo gol. Troppo poco per attirare l’attenzione della Croazia.

Musah, Bergamo non decolla
Anche Yunus Musah vive una fase complessa. Arrivato all’Atalanta con l’etichetta di giocatore duttile e già abituato a contesti internazionali, non è riuscito a ritagliarsi un ruolo definito né con Ivan Jurić né con Raffaele Palladino. I minuti sono pochi, le presenze spesso da comprimario. Con la concorrenza che cresce anche oltreoceano, il suo posto nella nazionale statunitense non è più scontato.

Frattesi, un caso che fa rumore
Parlare di Mondiali a rischio per Davide Frattesi sembra quasi un paradosso, considerando che è l’intera Italia a dover passare dagli spareggi. Eppure il momento del centrocampista dell’Inter è delicato. Trattenuto in estate con la promessa di un ruolo più centrale, non ha trovato spazio né prima con Simone Inzaghi né poi con Cristian Chivu. Le panchine consecutive raccontano una gerarchia che lo vede indietro, tanto da riaprire il tema di una possibile cessione, con la Juventus sullo sfondo. Anche il ct Gennaro Gattuso osserva, consapevole che la fiducia deve andare di pari passo con i minuti in campo.

Raspadori, alternativa di lusso
Un discorso simile riguarda Giacomo Raspadori. All’Atlético Madrid è considerato una risorsa preziosa, ma pur sempre un’alternativa. Poche partenze dal primo minuto e un utilizzo frammentato che spinge a riflettere su un possibile cambio d’aria a gennaio. L’Italia lo segue con attenzione, e la Roma monitora una situazione che potrebbe diventare un’occasione.

Mainoo, rottura totale a Manchester
Il caso più esplosivo è forse quello di Kobbie Mainoo. Al Manchester United il rapporto con Rúben Amorim appare compromesso. Pochissimi minuti e un futuro incerto spingono il classe 2005 a guardarsi intorno, con l’obiettivo chiaro di convincere Thomas Tuchel in ottica Mondiali. Senza continuità, però, la missione diventa quasi impossibile.

Una lista che potrebbe allungarsi
I nomi citati sono solo la punta dell’iceberg. Stefan de Vrij rischia di scivolare fuori dai piani dell’Olanda, Joshua Zirkzee cerca continuità dopo un rilancio parziale, Nuno Tavares ha perso terreno alla Lazio mentre dall’Arabia arrivano sirene. E poi situazioni diverse, ma ugualmente delicate, come quelle di Koni De Winter, Christopher Nkunku e Santiago Giménez. La seconda parte della stagione diventa così una prova di sopravvivenza sportiva. Perché ai Mondiali non basta il nome: servono minuti, ritmo e la sensazione, netta, di essere ancora centrali. Chi non lo capisce in tempo rischia di restare a guardare.










