La parabola di Yunus Musah si sta intrecciando con uno dei momenti più delicati della sua giovane carriera. Arrivato a Bergamo con la speranza di trovare minuti, continuità e un ruolo centrale nel progetto nerazzurro, il centrocampista americano sta invece vivendo una stagione di attese e occasioni sfuggite, prigioniero di un minutaggio troppo ristretto per un giocatore che vuole presentarsi ai Mondiali 2026 da protagonista. A gennaio, inevitabilmente, lo scenario si complica.
Un inizio incoraggiante, poi il buio
La prima parte della stagione sembrava promettere ben altro. Con Juric, Musah aveva trovato una collocazione chiara, minuti preziosi e una fiducia che lasciava presagire una crescita costante. L’arrivo di Raffaele Palladino ha però ribaltato le gerarchie, restringendo bruscamente i suoi spazi. I numeri raccontano una verità brutale: solo 200 minuti complessivi con l’Atalanta, escludendo i frammenti giocati in maglia Milan prima del prestito. E un’unica presenza da titolare, la notte di Champions contro il PSG. Poi, solo piccoli ritagli di partita, fino al progressivo scivolamento ai margini del progetto tecnico. Il campo, impietoso, certifica un paradosso: Musah è un centrocampista dinamico, versatile, utile su più zone del campo, ma intrappolato in una squadra che di duttilità ne ha fin troppa. De Roon, Pasalic, Ederson, Zalewski, Lookman, Samardzic, De Ketelaere, Zappacosta: una concorrenza feroce, che lo sta relegando ai margini.
Un Mondiale da non perdere
Sul futuro dell’americano pesa come un macigno l’orizzonte del Mondiale 2026, che si giocherà proprio in casa sua. Musah, che con la nazionale degli Stati Uniti ha già vissuto momenti importanti, rischia di scivolare fuori dalle rotazioni del CT Mauricio Pochettino, che non lo convoca da marzo. Saltare la competizione che il suo Paese attende da vent’anni sarebbe un fallimento sportivo enorme. E per evitarlo, Yunus ha bisogno di una sola cosa: giocare.
Gennaio si avvicina: quali scenari?
Da Bergamo filtra una volontà chiara: Musah vuole restare e prendersi lo spazio che non ha ancora avuto. Palladino potrebbe offrirgli una nuova chance, ma nulla, al momento, lascia pensare a un cambio drastico nel suo impiego. Il Milan, dal canto suo, non ha intenzione di richiamarlo a gennaio. Non ci sarebbe spazio nemmeno a Milanello: la mediana di Allegri è già definita da ballottaggi serrati, e il rischio sarebbe quello di ripetere la situazione attuale. Resta sullo sfondo l’ipotesi Napoli, che lo aveva sondato in estate. Ma qui entra in gioco il regolamento.
Perché Musah non può essere ceduto in Italia
Il nodo è tutto nel combinato Fifa–NOIF. Musah ha già giocato partite ufficiali con due club italiani nella stessa stagione (Milan e Atalanta). Di conseguenza può essere tesserato da un altro club italiano ma non può giocare gare ufficiali. Le porte della Serie A, quindi, restano chiuse fino a fine stagione. L’unica via percorribile sarebbe un trasferimento all’estero, in una lega con calendario “sfasato” rispetto a quello europeo. Ipotesi teoricamente aperta, ma complessa, perché l’Atalanta vorrebbe tenerlo almeno fino a giugno, mentre il Milan spera ancora nel riscatto da 25 milioni fissato per la prossima estate.
Quale futuro, allora?
Musah è nel pieno di un bivio. Restare a Bergamo per giocarsi un posto in un reparto affollatissimo o spingere per una soluzione estera che possa riaccendere le sue possibilità in vista dei Mondiali. Il suo destino passa dai prossimi due mesi, in cui una sola certezza resta sul tavolo: il tempo, per lui, sta iniziando a scorrere veloce.



