La trasferta a Ibrox arriva con un peso diverso per la Roma: non più una semplice partita europea ma un appuntamento che può ridefinire la narrazione della stagione dopo la sconfitta contro il Milan. A Glasgow, in uno stadio che non perdona gli errori di misura, la squadra di Gasperini dovrà dimostrare coerenza nei principi e concretezza nelle scelte; dall’altra parte Danny Röhl porta una formazione che negli ultimi mesi ha cercato di modernizzare il proprio gioco mantenendo però la pericolosità delle transizioni.
Il confronto è netto: controllo posizionale e ricerca degli half-spaces contro manipolazione delle linee e attacco immediato della profondità. In una partita così i nomi contano, ma conta ancora di più la capacità di tradurre i principi in scelte compiute sul campo.
Roma senza Dybala: come cambia l’impostazione offensiva
L’infortunio di Paulo Dybala, a San Siro dopo aver calciato il rigore, obbliga Gasperini ad adattare la rifinitura offensiva. La base resta il 3-4-2-1 che privilegia la superiorità sugli esterni e la ricerca dell’uomo libero fra le linee: Svilar avrà il compito di azionare la costruzione dal basso, la coppia centrale Mancini–Ndicka è chiamata a mantenere compattezza e a gestire i raddoppi in ampiezza, mentre Hermoso offre spesso la soluzione di palleggio per avviare il gioco.

A livello di centrocampo Cristante resta fondamentale come raccordo verticale e come punto di riferimento per le seconde palle; Aynaoui e Koné devono garantire dinamismo e capacità di chiusura, non soltanto salto posizionale. Con Dybala out, Gasperini può spostare il baricentro offensivo su Soulé come attaccante più mobile o inserire un riferimento come Artem Dovbyk per attaccare la profondità: la scelta fra un terminale fisico e il gioco di profondità leggero cambia però la logica dei movimenti dei rifinitori.
La Roma dovrà quindi decidere se insistere su un attacco posizionale centrato su movimenti interni e triangolazioni corte, oppure aprire il gioco e cercare il colpo in transizione con passaggi lunghi per sfruttare gli spazi alle spalle della difesa scozzese. Qualsiasi scelta, tuttavia, impone una condizione non negoziabile: la squadra deve restare corta. La Roma che si abbassa troppo diventa fragile, e in particolare dopo il Milan quella fragilità va limitata con disciplina tattica.
Rangers, struttura moderna e pericolo nelle transizioni
Danny Röhl propone un Rangers che ha conservato l’aggressività tipica del club ma con accorgimenti più moderni nella costruzione. In porta Jack Butland offre sicurezza nelle uscite, la coppia centrale composta da Souttar e Djiga (con Cornelius disponibile anche come alternativa difensiva o di reparto) è fisicamente dominante ma deve recuperare la mobilità quando la Roma allarga il gioco; Tavernier vale ancora come generatore di volume a destra, capace sia di accompagnare l’azione sia di inserirsi come rifinitore. Diomande e Raskin sono i due riferimenti centrali per la transizione: il primo per rompere linee con passaggi di prima, il secondo per raccordare il gioco in uscita; Aasgaard e Meghoma agiscono tra le linee e possono trasformare un appoggio in una verticalizzazione immediata.

In attacco Danilo e Chermiti (o la presenza di Chermiti come punta centrale) rappresentano un mix tra movimento e profondità: i Rangers non cercano il possesso fine a sé stesso ma la qualità del primo passaggio dopo il recupero. Questo crea una semplice matrice tattica: attirare la Roma con un minimo di posizionamento centrale, aprire su Tavernier o Meghoma e sfruttare la corsa in campo aperto. Se il primo passaggio è rapido e orientato, la squadra scozzese può produrre occasioni in pochi tocchi.
I nodi tattici della sfida
Il punto d’equilibrio della partita si trova fra la linea del centrocampo e la difesa: chi governa lo spazio degli half-spaces avrà la partita in mano. Per la Roma questo significa dare respiro a Soulé o a qualsiasi punta scelga Gasperini, creando linee di passaggio interne con Cristante e le incursioni di Aynaoui e Koné. Per i Rangers, invece, la partita si decide se Raskin e Diomande riescono a ricevere e a girarsi senza essere pressati, offrendo la verticalizzazione per Danilo o per Chermiti.

Le seconde palle dopo i duelli aerei e i ribaltamenti, specialmente negli ultimi 25 metri, saranno decisive: la squadra che vince più duelli in area e gestisce meglio i rimpalli si mette nella condizione di controllare il ritmo della gara.
Altro elemento cruciale è la gestione dei tempi di ri-aggressione: Gasperini chiede pressioni sincronizzate, ma se la Roma non chiude il primo passaggio dei Rangers la retroguardia sarà continuamente messa in affanno. Dall’altro lato, Röhl vuole una reazione immediata dopo la perdita: il primo passaggio dev’essere verticale. In una partita dove le distanze contano tanto quanto le qualità tecniche, il mezzo secondo in più o in meno per scegliere la verticalizzazione può trasformarsi in occasione da gol.
Sul piano difensivo la Roma dovrà curare le marcature preventive sui movimenti dei trequartisti scozzesi e non concedere metri di vantaggio alle sovrapposizioni di Tavernier. I Rangers, con Butland in porta, possono permettersi di spingere ma non possono subire disorientamenti nelle transizioni negative: per entrambi gli allenatori le palle inattive diventeranno un’arma tattica. Curare la diagonale di copertura, mantenere il primo uomo sulla linea di passaggio e vincere i contrasti a centrocampo saranno micro-compiti che decideranno la partita.
Chi imporrà la propria lettura?
In Scozia non sarà soltanto una questione di punti da portare a casa, ma di identità da confermare. La Roma arriva a Ibrox con l’urgenza di risollevarsi dopo il Milan e con il peso di una serata che può rimettere in asse l’intero percorso europeo; i Rangers la affrontano con l’orgoglio di chi in casa sa trasformare il rumore in energia tattica.
Sarà una gara che si giocherà sul millimetro: sulle uscite pulite, sulla capacità di leggere le seconde palle, sul coraggio di verticalizzare anche quando l’inerzia emotiva suggerirebbe prudenza. In notti così la differenza non la fa soltanto la qualità tecnica ma la lucidità nei momenti in cui tutto corre più veloce.



