Il sipario della tredicesima giornata calerà soltanto con il posticipo del Dall’Ara, dove il Bologna proverà a rialzare la testa contro la Cremonese. Ma il verdetto più atteso è già scritto da ieri sera, quando prima il Milan a San Siro e poi il Napoli all’Olimpico hanno piegato le resistenze di Lazio e Roma con due identici 1-0. Il successo dei rossoneri e quello degli azzurri hanno ridisegnato la vetta della classifica, riportando le due squadre al comando con 28 punti, appaiate dopo tredici giornate di un campionato che sembra voler riscrivere le regole dell’equilibrio. È un punteggio sorprendentemente basso, quasi anacronistico: una capolista così “leggera” non si vedeva da ventiquattro anni.

Ventotto punti dopo tredici giornate: una fotografia che mancava dal 2001/02
È un dato che racconta più di mille analisi. La Serie A si ritrova con due capoliste a quota 28, media di 2.2 punti a partita, un ritmo che non coincide con la narrazione di un torneo dominato da corazzate milionarie, ma piuttosto con l’idea di un equilibrio assoluto. L’ultima stagione in cui accadde una cosa simile fu la 2001/02, quando l’Inter di Ronaldo guidava da sola la classifica con lo stesso bottino. Quell’annata, com’è noto, sarebbe poi diventata un romanzo tragico: il famoso 5 maggio, la caduta fragorosa dei nerazzurri, il sorpasso della Juventus e il secondo posto della Roma all’ultimo respiro. Era un campionato aperto, incerto, nervoso. E oggi, guardando la vetta, tornano gli stessi segnali.
La classifica

Big match decisivi e una classifica compressa come mai prima
La parte affascinante arriva proprio qui: Milan e Napoli hanno conquistato la vetta grazie a due vittorie di misura contro due rivali dirette, secche, pesanti, chirurgiche. Ma a stupire è ciò che accade sotto il primo posto. Per il secondo anno consecutivo, dopo tredici giornate, le prime quattro squadre del campionato sono racchiuse in un solo punto. Una compressione così non si era mai verificata nei trent’anni trascorsi dall’introduzione dei tre punti a vittoria. Ed è un dettaglio che fotografa perfettamente lo stato delle cose: un torneo senza padroni, in cui ogni passo falso costa posizioni e ogni vittoria ribalta scenari. A questo gruppo di testa potrebbe aggiungersi anche il Bologna, impegnato questa sera contro la Cremonese, con la possibilità di raggiungere Inter e Roma a 27 punti e restare a un solo passo dalla coppia Milan–Napoli.

Un campionato senza dominatori
C’è un altro dettaglio che merita attenzione: in passato, dopo tredici giornate, le capoliste avevano già spiccato il volo. Oggi non succede. Si corre piano, si sbaglia tanto, nessuno riesce a scavare un solco. Il Milan ha ritrovato solidità ma vive ancora di “corto muso”, il Napoli ha cambiato pelle con Conte ma non ha margini di fuga, Inter e Roma alternano grandi serate a crolli inattesi, e le altre – Juventus in primis – restano alla finestra aspettando una crepa per inserirsi. È il segno di un campionato fragile, imprevedibile, forse il più equilibrato dell’era moderna.
Il precedente del 2001/02 aleggia sul torneo
Chi conosce la storia della Serie A sa che a volte i segnali non sono casuali. Nel 2001/02 quel punteggio così basso dopo tredici giornate anticipò un campionato senza un vero padrone, deciso all’ultima curva. Oggi la sensazione è simile. Da Milano a Napoli, passando per Roma e Bologna, nessuno può permettersi di sentirsi al sicuro. E se anche le statistiche raccontano che il torneo non vedeva un equilibrio così feroce da oltre un quarto di secolo, forse è davvero il momento di accettare che lo Scudetto 2025/26 sarà una corsa aperta, nervosa, imprevedibile, in cui ogni partita – anche quelle del lunedì sera – peserà come una finale.
2 – Per il 2° campionato di fila, dopo 13 gare giocate in #SerieA almeno quattro squadre si trovano al vertice della classifica entro due punti, dopo che non era mai successo nelle precedenti 30 stagioni nell'era dei tre punti a vittoria. Equilibrio.
— OptaPaolo (@OptaPaolo) November 30, 2025





