Il Sunderland è tornato in Premier League con l’etichetta ingombrante della “nobile decaduta”, ma la risposta sul campo ha ribaltato ogni previsione. Dopo tredici giornate la squadra si è ritagliata uno spazio inatteso nelle zone nobili della classifica, mostrando una solidità rara per chi arriva dalla Championship. È la fotografia di un lavoro costruito senza invenzioni geniali, ma con una gestione meticolosa di risorse imponenti, impiegate con rigore e senza eccessi. Una formula che oggi consente ai Black Cats di vivere una stagione che, numeri alla mano, non si vedeva da vent’anni.
Inseguire la propria storia
Per trovare una neopromossa capace di tenere questo passo bisogna tornare al Wigan Athletic 2005/2006, che dopo tredici turni aveva raccolto 25 punti. Il Sunderland ne ha 22, un bottino che vale il sesto posto e che evoca persino la stagione 1999/2000, quando i Black Cats chiusero settimi partendo da un avvio ancora più brillante. Il paragone restituisce la dimensione di un percorso che non è frutto del caso, ma di un progetto costruito con metodo.

L’impronta di Ghisolfi
Il vero architetto di questa trasformazione è Florent Ghisolfi, chiamato a Sunderland dopo la fine dell’esperienza a Roma. Il club gli ha consegnato un budget imponente, quasi 187 milioni di euro, cifra enorme per una neopromossa ma in linea con il potere economico della Premier League. A questi si sono aggiunti circa 50 milioni dalle cessioni, tra cui i 30 ricavati dalla partenza di Jobe Bellingham verso il Borussia Dortmund. La strategia è stata chiara: costruire una rosa completa senza puntare sul grande nome. Da Diarra a Adingra, da Le Fée a Brobbey, fino a Talbi, Sadiki, Xhaka, Mukiele e Alderete, ogni acquisto ha risposto a un’esigenza tecnica precisa. L’innesto di un leader navigato come Xhaka ha poi dato al gruppo un riferimento stabile, mentre il lavoro del tecnico Regis Le Bris ha permesso di valorizzare il talento diffuso, trasformandolo in rendimento.
Nessun fuoco d’artificio, solo equilibrio
La forza del Sunderland sta proprio nell’assenza di un colpo da copertina. In un’estate in cui la Fiorentina, con oltre 90 milioni spesi, ha finito per smarrirsi sul fondo della Serie A, Ghisolfi ha scelto la via opposta: investimenti distribuiti, ruoli completati, una rosa profonda e coerente. L’esatto contrario di un mercato costruito sull’azzardo. Il risultato è un gruppo competitivo in ogni reparto, capace di esprimere un calcio moderno e verticale, in cui giocatori come Talbi, Adingra e Brobbey hanno trovato un ambiente ideale per emergere.
Il primo vero esame: la Coppa d’Africa
Se la classifica racconta di una squadra sorprendente, il calendario riserva un banco di prova che potrebbe condizionare la stagione. Ben sette giocatori lasceranno l’Inghilterra per un mese in vista della Coppa d’Africa: Talbi, Adingra, Masuaku, Sadiki, Reinildo, Diarra e Traoré. Una perdita consistente che obbligherà Le Bris a sfruttare la profondità di una rosa costruita proprio per reggere momenti come questo. Il Sunderland, però, sa di avere un margine mai visto da una neopromossa. E, con un pizzico di fortuna sulle tempistiche del torneo, potrebbe persino trasformare questa emergenza in un’ulteriore occasione di crescita. È la prova più dura sin qui, ma anche quella che può certificare se questo sorprendente Sunderland è solo una splendida partenza o l’inizio di un progetto destinato a lasciare un segno nella Premier League.


