Serie A, tre temi caldissimi: Chivu sotto accusa, la Roma di Gasperini e il reale livello del campionato

Emanuele De Scisciolo
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Sostituzioni nel derby, l’impatto del Gasp e un equilibrio che divide: tre domande, tre risposte dai giornalisti di GOAL.

La dodicesima giornata ha lasciato scorie pesanti in casa Inter. Il derby perso contro il Milan ha riaperto il dibattito sulle scelte di Cristian Chivu, finite sotto la lente d’ingrandimento di Alessandro De Felice. L’uscita anticipata di Lautaro Martinez, sostituito mentre l’Inter era sotto nel punteggio, resta una decisione che stride con il peso specifico del capitano nerazzurro. Un cambio giudicato “singolare”, soprattutto in un momento in cui il derby chiedeva qualità, leadership e nervi saldi.

Anche altre mosse hanno alimentato le perplessità: l’ingresso di Diouf, corpo estraneo della campagna acquisti e preferito a un Frattesi mai così marginalizzato, si è rivelato un segnale forte ma inefficace. E il mancato impiego di Luis Henrique sulla fascia destra, con Carlos Augusto adattato fuori ruolo, ha completato un quadro tattico che lascia più interrogativi che certezze. Chivu ha difeso le sue scelte, ma il primo derby perso, unito allo scivolone in classifica, potrebbe avere un peso psicologico non banale sul prosieguo della stagione.

Dove sarebbe la Roma senza Gasperini?

Secondo Stefano Silvestri, la risposta è semplice: molto più in basso. Il rendimento dei giallorossi dimostra quanto la mano di Gian Piero Gasperini incida oltre la famosa quota del “20-30%” attribuita mediamente all’allenatore. La Roma è prima in classifica, nonostante assenze pesanti, un reparto offensivo a mezzo servizio e una rosa che, tolti alcuni talenti, ha limiti strutturali evidenti.

Gian Piero Gasperini
Gian Piero Gasperini

Il Gasp ha modellato la squadra secondo le sue idee: rotazioni intelligenti, centrocampisti che s’inseriscono, sincronismi affinati già in precampionato, adattamenti tattici continui come il colpo di Baldanzi falso nove a Cremona. Anche la scelta di puntare su una difesa solida, quasi in controtendenza rispetto al suo passato, dimostra la capacità di leggere il contesto e valorizzare ciò che ha. La Roma non ha più Retegui, Lookman o De Ketelaere; ha invece un gruppo che sta rendendo oltre le aspettative. E in certe annate, questo basta per spostare gli equilibri.

Cinque squadre in tre punti: spettacolo o livello basso?

Il quadro è affascinante, ma secondo Marco Trombetta racconta anche altro: un campionato equilibrato non è sempre sinonimo di qualità. La classifica cortissima – cinque squadre in tre punti – rende la Serie A una competizione imprevedibile e divertente, ma allo stesso tempo fotografa un livello medio in declino.

La classifica di Serie A

#
Squadra
M
V
X
Ps
Pt
1
12
9
0
3
27
2
12
7
4
1
25
3
12
8
1
3
25
4
12
8
0
4
24
5
12
7
3
2
24
6
12
5
5
2
20
7
12
5
3
4
18
8
11
4
6
1
18
9
11
5
1
5
16
10
12
4
3
5
15
11
12
3
5
4
14
12
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3
5
3
14
13
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2
7
3
13
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2
5
5
11
15
12
2
5
5
11
16
12
2
4
6
10
17
11
1
6
4
9
18
12
1
5
6
8
19
12
0
6
6
6
20
12
0
6
6
6

La Roma in vetta dopo dodici giornate è una favola sportiva, ma dice anche che per competere oggi basta avere un allenatore top e non giocare le coppe. È successo al Napoli, succede ora al Milan e, in parte, alla stessa Roma. L’Inter, con le stesse sconfitte di Pisa e Cremonese, resta comunque a -3 dalla cima: un dato eloquente. Manca continuità, mancano picchi tecnici, e il livello generale tende verso il basso. Ci sarà spettacolo, sì. Ma l’epoca delle sette sorelle, ricorda Trombetta, appartiene a un altro pianeta calcistico.

La Serie A resta viva e apertissima: quanto sia davvero forte, questo lo scopriremo più avanti. Per ora, è un torneo che vive di sorprese e di allenatori che spostano: molto più di quanto ammettono le statistiche.