Alla prima di Luciano Spalletti sulla panchina della Juventus, i riflettori erano puntati su molti volti nuovi. Ma a spiccare è stato uno dei “vecchi”: Dusan Vlahovic. Nel 2-1 di Cremona, il centravanti serbo ha offerto una prestazione di spessore e personalità, confermando di essere il punto fermo di cui Spalletti aveva bisogno per costruire la sua Juve. “Si cerca di fare la partita trovandola dentro i calciatori che ho a disposizione, e quelli schierati mi sembrano i migliori,” aveva detto l’allenatore prima del match. Parole che, alla luce della prestazione dello Zini, suonano come una vera e propria investitura.
Il gol non è arrivato, ma poco importa: Vlahovic è stato determinante in tutto il resto. Ha duellato con i difensori, guidato i compagni, dato profondità alla manovra e interpretato il ruolo da vero riferimento offensivo.
Al servizio della squadra: la nuova dimensione del numero 9
Per anni accusato di essere troppo legato al gol, Vlahovic ha mostrato una maturità diversa.
A Cremona, è stato un attaccante totale, pronto al sacrificio, intelligente nei movimenti e generoso nel gioco di sponda. Ha incitato i compagni, ha lottato su ogni pallone e si è messo al servizio della manovra, contribuendo alla fluidità offensiva della nuova Juventus. È grazie anche al suo lavoro che la squadra ha potuto mantenere equilibrio e peso in attacco, compensando l’assenza di Yildiz e la serata altalenante di Openda.
Spalle alla porta, come ai tempi della Fiorentina
Una delle critiche più frequenti a Vlahovic riguardava la difficoltà a giocare spalle alla porta, qualità fondamentale per un centravanti moderno. Contro la Cremonese, invece, il serbo ha dimostrato di saper interpretare alla perfezione anche questa fase del gioco: ha resistito ai contrasti di Baschirotto, ha protetto il pallone con intelligenza e ha creato spazi per gli inserimenti dei centrocampisti.
Una versione “fiorentina” di Vlahovic, quella più istintiva e potente, ma ora arricchita da una maturità tattica che lo rende più completo. Spalletti, maestro nella gestione delle punte, sembra aver già trovato la chiave per liberare il meglio del suo centravanti.
Il ballottaggio con David sembra finito
Per settimane si è parlato di un’alternanza tra Vlahovic e Jonathan David, arrivato in estate per portare velocità e gol. Ma la prima Juventus di Spalletti ha chiarito le gerarchie. Il canadese, entrato solo all’85’, resta un’opzione di qualità, ma il tecnico toscano non sembra avere dubbi: il suo centravanti titolare è Dusan Vlahovic.
In un contesto in costruzione, il serbo rappresenta la certezza su cui poggiare il progetto offensivo. David dovrà adattarsi al ritmo e alle esigenze della Serie A, mentre Vlahovic ha già la fisicità, l’esperienza e la personalità per reggere il peso di una Juventus che vuole tornare a vincere.
Un futuro da riscrivere con Spalletti
L’estate aveva lasciato più di un’ombra sul futuro di Vlahovic, tra voci di mercato e una situazione contrattuale ancora aperta. Eppure, la sensazione è che l’arrivo di Spalletti possa cambiare tutto. Il tecnico toscano ha storicamente saputo valorizzare i propri centravanti – da Dzeko a Osimhen – e la sua Juventus sembra costruita per esaltare anche il numero 9 serbo.
Se continuerà a giocare con la stessa intensità mostrata a Cremona, il rinnovo e la permanenza potrebbero non essere più utopia. Per ora, la certezza è una: Spalletti ha trovato il suo uomo d’area, e il ballottaggio con David sembra già appartenere al passato. Vlahovic non ha segnato, ma ha convinto. E in un calcio dove le punte vengono giudicate solo per i gol, il suo esordio sotto Spalletti vale molto di più di una rete: vale la fiducia ritrovata di tutta la Juventus.



