Il Manchester United continua a interrogarsi su Joshua Zirkzee, un giocatore capace di farsi rimpiangere e contestare nell’arco della stessa partita. Un talento imprevedibile, fragile in apparenza, devastante quando trova il modo di accendersi. La sfida contro il Crystal Palace lo ha ricordato con brutalità: nel momento in cui sembrava di nuovo destinato a sprofondare, l’olandese ha trasformato una partita maledetta in un inatteso manifesto del suo potenziale.
Dodici mesi fa, dicembre gli aveva regalato prima una doppietta scintillante contro l’Everton e poi la più crudele delle umiliazioni, la sostituzione al 33’ nella disfatta contro il Newcastle, con gli applausi sarcastici dell’Old Trafford come colonna sonora. Un anno dopo, lo status non è cambiato. Non era mai partito titolare fino alla sconfitta con lo stesso Everton, e la prestazione deludente aveva dato l’impressione che Ruben Amorim avesse avuto ragione a tenerlo così ai margini. Quando il tecnico ha annunciato che sarebbe sceso in campo dal primo minuto contro il Palace, molti hanno sorriso pensando al peggio. E invece Zirkzee ha scardinato i pronostici, forse come piace a lui: entrando nel caos e uscendo con la giocata che non ti aspetti.

Dal buio alla luce
La sua partita contro il Palace sembra il riassunto perfetto della sua avventura inglese. Un primo tempo incolore, senza tiri, senza duelli vinti, con una presenza quasi evanescente. Poi il cambio di ritmo. Un gol splendido, probabilmente il più bello da quando indossa la maglia dello United, e una trasformazione tecnica che i numeri hanno certificato: precisione di passaggio salita fino al 77%, intensità raddoppiata nei duelli aerei. Uno di questi ha fruttato la punizione da cui è nato il gol decisivo di Mason Mount. In pochi minuti, da corpo estraneo a protagonista, come se il calcio fosse un luogo in cui il tempo cambia direzione quando la palla arriva nei suoi piedi.
Non è la prima volta: dopo la contestatissima uscita contro il Newcastle un anno fa, fu lui a trasformare la rabbia in rigore decisivo contro l’Arsenal in FA Cup e nell’esplosione emotiva sotto i 9.000 tifosi dello United accorsi a Londra per sostenerlo. Poi i gol in Europa League, la rete a San Sebastian, il colpo di testa a Lione, finché l’infortunio alla coscia non lo ha ricacciato nel buio. Anche la finale europea, giocata da subentrato, non gli ha restituito ciò che aveva perso.
Il mercato e il richiamo dell’Italia
Il punto è che Zirkzee vive perennemente sulla linea che separa la rinascita dalla delusione. L’arrivo di nuovi attaccanti per 200 milioni l’ha spinto nuovamente indietro nelle gerarchie, superato perfino dal giovane Sesko. Eppure il suo nome torna ciclicamente sul mercato: Everton e West Ham lo seguono, ma soprattutto la Serie A lo reclama, con un occhio particolare della Roma, che lo considera il profilo ideale per sbloccare un attacco in difficoltà nel pieno della corsa scudetto.
Il club giallorosso spinge per un prestito con opzione, ma lo United non ha alcun vantaggio nel lasciarlo partire. Per una squadra che fatica a trovare continuità offensiva, privarsi dell’unico attaccante capace di cambiare una partita con un lampo sarebbe un rischio enorme, soprattutto a gennaio.

Perché vale la pena aspettarlo
Il gol contro il Palace è solo l’ultimo indizio di ciò che Zirkzee sa fare. Un attaccante in grado di segnare al volo al debutto, di colpire da fuori con naturalezza, di usare indifferentemente destro e sinistro, di creare più che di finalizzare. E lì sta il paradosso: non è un centravanti classico, e forse per questo è così complicato da incasellare.
Il suo ex allenatore Willem Weijs lo ha spiegato bene: “A volte questi giocatori credono che bastino talento e gol. Nel professionismo servono altre cose”. Amorim è dello stesso avviso: lo sprona, lo bacchetta, lo costringe a migliorare. “Non è solo questione di segnare”, ha detto dopo il Palace. “Ha vinto duelli, ha tenuto palla, ha portato qualità. Ma deve farlo sempre”. La consapevolezza, Zirkzee, l’ha quasi confessata: “In un club così importante devi dare tutto. Se non segni per tanto, soffri”. Una frase simile fa capire quanto la pressione lo condizioni e, allo stesso tempo, quanto abbia ancora margini enormi.

Un talento imperfetto, ma necessario
Zirkzee alterna alti e bassi come pochi altri. È stato pronto solo a metà contro l’Everton, assente per un tempo contro il Palace, decisivo dopo. È imperfetto, irregolare, inaffidabile a tratti. Ma appartiene alla categoria dei giocatori che vale la pena aspettare. Quelli che possono sbagliare per un’ora e risolvere tutto in dieci minuti. Quelli che rendono il calcio un posto meno prevedibile. Lo United lo sa. Ed è per questo che, almeno fino a giugno, non può permettersi di lasciarlo andare.




