La pagina più buia dell’era Slot si scrive ad Anfield, là dove il Liverpool era abituato a costruire le sue certezze. Questa volta non c’è stato appello: il PSV Eindhoven ha vinto 4-1, replicando, anzi amplificando, il tonfo già vissuto in Premier League contro il Nottingham Forest. Due partite, sette gol subiti, una squadra irriconoscibile e un allenatore che si ritrova davanti a un bivio dopo appena tre mesi.
I Reds avevano bisogno di una reazione dopo il 3-0 incassato a Nottingham. Hanno trovato, invece, la conferma di una crisi profonda. E soprattutto un dato che pesa come un macigno: il Liverpool non perdeva nove partite in un ciclo di dodici dal 1953-54. Era passato più di mezzo secolo dall’ultima volta.

Slot si interroga: “La responsabilità è mia”
Slot, uscito da Anfield tra fischi e malinconici posti vuoti a dieci minuti dalla fine, ha cercato di proteggere la squadra assumendosi il peso delle decisioni. Una scelta che può unire uno spogliatoio, ma che lascia cadere tutte le ombre sulla gestione tecnica. «Non metto in discussione i giocatori – ha spiegato –. La loro reazione dopo l’1-0 è stata quella che ci si deve aspettare se giochi nel Liverpool. Metto invece in discussione me stesso: formazione, tattiche, sostituzioni. Sono responsabile di quello che sta accadendo». Non una resa, ma una constatazione: la qualità c’è, i risultati no. E intanto le statistiche lo inchiodano. Oltre alle nove sconfitte in dodici gare, il Liverpool ha perso tre partite consecutive con almeno tre gol di scarto. Un altro dato che non si vedeva dal dicembre 1953.
Il dibattito: crisi vera o soltanto un crollo momentaneo?
Secondo Steven Gerrard non è ancora corretto parlare di “crisi”, ma la sua analisi non concede alibi: «Crisi è una parola pesante, irrispettosa verso chi ha dato tutto per questo club. Ma è vero che il Liverpool sta vivendo un periodo terribile. La fiducia è ai minimi e continuano a perdere punti. Senza soluzioni e stabilità andrà sempre peggio».
Una fotografia lucida. Perché il Liverpool non è soltanto vulnerabile: è una squadra che ha perso sicurezza nei momenti chiave, che subisce troppo sulle transizioni e che appare scollegata nei reparti.

Salah: inevitabile puntare ancora su di lui?
Il caso che divide i tifosi riguarda Mohamed Salah, lontano parente dell’attaccante che negli ultimi anni trascinava il Liverpool. Le critiche sono insistenti, ma Gerrard taglia corto: «Chiunque sieda in panchina oggi sceglierebbe Salah. Il Liverpool ha bisogno dei suoi migliori giocatori per recuperare stabilità». Un ragionamento logico, ma che non cancella la verità: Salah non sta incidendo e l’attacco è uno dei reparti più spenti della squadra.
Slot resta in bilico
Il calendario non aiuta. Domenica ci sarà la trasferta sul campo del West Ham, e per la prima volta dopo anni nessuno si stupirebbe se il Liverpool uscisse dall’East London senza punti. L’ambiente è teso, il rapporto fra tifosi e allenatore scricchiola, e la sensazione è che i prossimi 180 minuti possano pesare come una sentenza.
Il Liverpool non è ancora tecnicamente fuori dai giochi in Champions o in Premier League, ma psicologicamente lo è da diverse settimane. Lo strappo è evidente, la fiducia evaporata, la luce lontana. E adesso tocca a Slot decidere se questa stagione potrà ancora essere salvata o se l’incubo continuerà.




