Le ultime settimane dell’Inter raccontano una squadra che costruisce, domina lunghi tratti delle partite, ma non riesce più a concretizzare. È accaduto nel derby perso contro il Milan, si è ripetuto al Wanda Metropolitano contro l’Atletico Madrid, dove i nerazzurri sono stati puniti da Gimenez nel recupero dopo aver a lungo comandato il gioco. Dentro questo quadro c’è un altro filo rosso: gli errori di Hakan Calhanoglu, episodi che hanno segnato in negativo le due gare più dolorose del periodo.

Il rigore sbagliato: un colpo al momento sbagliato
Quello dal dischetto resta un dettaglio ingombrante. Calhanoglu è uno dei rigoristi più affidabili d’Europa: con la maglia dell’Inter ha trasformato 19 rigori su 21, una percentuale che parla da sola. Eppure i due errori sono arrivati nei momenti in cui contavano di più. L’anno scorso contro il Napoli, sul punteggio di 1-1, quando il pallone si stampò sul palo a un quarto d’ora dalla fine. E pochi giorni fa, nel derby, in una gara che l’Inter stava provando a raddrizzare: stavolta è stato Maignan a respingere una conclusione meno angolata del solito, un dettaglio che ha pesato.

Gli episodi sui gol subiti: leggerezze che costano care
Più che il rigore, però, preoccupano le situazioni che hanno preceduto i gol incassati. Nel derby tutto nasce da un contrasto perso a centrocampo, con Calhanoglu anticipato da Fofana e il Milan rapidissimo a sfruttare lo spazio aperto in transizione. A Madrid, in Champions, il vantaggio dell’Atletico arriva da una palla persa dal turco in maniera superficiale, un retropassaggio lento che ha innescato la ripartenza decisiva. Due episodi che, sommati, raccontano un giocatore meno lucido del solito nelle scelte e nella gestione del pallone.
Segnali di calo? Le ultime prestazioni alimentano il dubbio
Calhanoglu è stato tra i migliori dell’Inter nella prima parte della stagione, per continuità, produzione offensiva e capacità di dettare i tempi. Sei gol e tre assist, quasi sempre in campo dall’inizio, a conferma del suo peso specifico nel progetto di Chivu. Proprio questa continuità, però, potrebbe aver inciso: solo due volte è partito fuori tra campionato e Champions, e il minutaggio accumulato può averlo portato a un fisiologico calo di brillantezza. Le due prove sottotono contro Milan e Atletico sembrano il segnale più evidente.

Il vuoto alle sue spalle: Chivu senza un vero regista alternativo
Al problema del rendimento si aggiunge un nodo strutturale: l’Inter non ha un sostituto naturale di Calhanoglu. La scorsa stagione il ruolo sarebbe toccato ad Asllani, mai veramente in grado di garantire continuità. Quest’anno le scelte di mercato hanno portato a profili diversi: Sucic, provato brevemente davanti alla difesa, è stato poi utilizzato solo come mezzala; Diouf rappresenta un centrocampista dinamico ma con caratteristiche totalmente differenti; e nelle poche occasioni senza il turco Chivu ha adattato Barella da regista, soluzione affidabile ma che sottrae energia e inserimenti al centrocampo.
La gestione del turco diventa quindi un tema cruciale. Se Calhanoglu avrà bisogno di respirare o se questo calo dovesse proseguire, l’Inter dovrà forzatamente adattare qualcuno, senza un vero omologo in organico. Per Chivu è un problema che va oltre l’errore o la singola giocata: riguarda l’equilibrio strategico della squadra e la sostenibilità di un centrocampo costruito sulle sue geometrie.



